Assicurazioni, i rischi climatici sono la nuova sfida per le imprese

La rischiosità e l'impatto economico dei fenomeni naturali è aggravato dal fatto che l'Italia è fortemente sotto assicurata
MeteoWeb

Il cambiamento climatico e i fenomeni naturali sono la nuova sfida per le assicurazioni. Nel 2021 i disastri naturali hanno causato più di 10 mila morti e 250 miliardi di dollari di danni economici in tutto il mondo. Sono dunque “la nuova sfida per le assicurazioni. Emerge dallo studio realizzato da Crif-Red, in collaborazione con Qbe Italia e con il patrocinio di Iia, con l’obiettivo di aiutare i player assicurativi a definire e misurare i rischi fisici, tenendo in considerazione i potenziali impatti del cambiamento climatico su di essi“.

In Italia “un’impresa su tre è esposta a potenziali perdite economiche a causa di fenomeni naturali“, nel Paese, infatti, coesistono livelli elevati di rischio terremoto, inondazioni e frane, a cui si sommano i rischi derivanti da fenomeni legati alle alte temperature che caratterizzano ampie parti della penisola, quali la siccità, lo stress idrico e le ondate di calore.

La rischiosità e l’impatto economico dei fenomeni naturali è aggravato dal fatto che l’Italia, rispetto alla media dei principali Paesi europei, è fortemente sotto assicurata. Ad esempio secondo gli ultimi dati Ania, solo il 5% delle abitazioni risulta assicurato per gli eventi catastrofali.

Il rapporto

Si stima – rileva il rapporto CRIF-RED – che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato attuale delle aziende. Questo dato sarà influenzato dal cambiamento climatico, che ne comporterà una crescita di circa l’8% al 2050“. “Il futuro vantaggio competitivo per le compagnie assicurative, con benefici per tutto il sistema e la collettività degli assicurati, è strettamente legato alla possibilità di disporre – in un contesto climatico in evoluzione che rende obsoleti i tradizionali modelli attuariali – di strumenti evoluti di valutazione dei rischi fisici per migliorare il pricing e l’underwriting sul business Danni, per quanto riguarda il segmento aziende, gli immobili residenziali e i veicoli“, sottolinea Filippo Sirotti Senior Director – Offering Development Insurance Market, Crif.

Sempre secondo le stime di IIA, nei prossimi anni i big player del mercato assicurativo europeo dovranno investire almeno 400 milioni di euro per sviluppare nuove tecnologie in ambito Space Innovation (tra cui tecnologie satellitari per fornire dati in tempo reale sui cambiamenti climatici), Intelligenza Artificiale e Big Data che aiuteranno a mappare rischi legati a disastri ambientali e stipulare servizi e polizze adeguati.

Grazie all’innovazione possiamo realizzare prodotti assicurativi parametrici basati su dati meteorologici provenienti da satelliti, che consentono una gestione del rischio più mirata. Per i player assicurativi è fondamentale avviare partnership con realtà innovative che stanno sviluppando queste tecnologie, l’unica strada per rendere più resiliente il mercato“, commenta Gerardo Di Francesco, Founder & General Secretary – Italian Insurtech Association.

I dati ci dicono che, rispetto alle grandi aziende, le piccole e medie realtà imprenditoriali sono meno attrezzate per quanto riguarda la percezione del rischio determinato da fenomeni naturali legati al clima e non. Lo stesso vale per il rischio abitativo, quello più esposto e sotto assicurato. Il risultato è che solo una piccola parte dei danni da calamità naturali vengono trasferiti all’industria assicurativa. La maggior parte rimane a carico dell’intervento pubblico“, sottolinea Alessandro Viterbori, Commercial Combined Portfolio Manager, Qbe Italia.

Con riferimento ad alcuni dei rischi fisici tra i più tipici del territorio Italiano, lo studio evidenzia le 10 province più esposte (in termini di percentuale di aziende esposte a livelli di rischio alto o molto alto) alle frane, alle inondazioni e alle forti precipitazioni. I dati dello studio CRIF-RED rivelano, infatti, ma la pericolosità non è uniforme in tutto il territorio italiano. Per quanto riguarda il rischio frane, lo studio rivela che le province interamente ubicate in zone montuose, in particolare nelle Alpi, sono quelle più esposte: Aosta, Sondrio, Trento e Belluno presentano più del 40% delle loro aziende esposte a un rischio alto.

Il rischio inondazione è elevato nelle province ubicate nella bassa valle del Po (Rovigo e Ferrara), in zone costiere a scarsa elevazione (Gorizia) o in zone caratterizzate da piogge torrenziali e inondazioni improvvise (Genova e Catania). In termini di forti precipitazioni la provincia più esposta è quella del Verbano-Cusio-Ossola, che presenta sia rischio di forti nevicate che di grandine, seguita da Lecce e Siracusa, dove il regime di precipitazioni è particolarmente intenso e sono frequenti anche le grandinate.

Lo studio approfondisce e rivela i potenziali impatti sulle aziende anche di altri fenomeni naturali sottostimati e spesso considerati secondari in termini di impatto economico, quali le ondate di calore e lo stress idrico. Il rischio da ondate di calore – per il quale si presentano i dati estratti in condizioni di clima previsto per il 2040-2049 – data la forte influenza del riscaldamento globale su questo fenomeno, risulterà più omogeneo tra i territori pur interessando maggiormente le province nel Sud Italia e quelle della valle del Po. Da un punto di vista geografico, le province italiane a essere maggiormente colpite dall’innalzarsi delle temperature saranno quelle del Sud e quelle della valle del Po.

Nel complesso, a causa delle ondate di calore, il 7% delle aziende presenti su tutto il territorio nazionale potrebbe subire perdite, con un picco del 55% se si considera solamente il Sud Italia. Da un punto di vista settoriale, invece, Agricoltura, Commercio e Logistica risultano essere i settori maggiormente colpiti. Al contrario, il settore servizi è quello con il minor numero di aziende esposte ad almeno un rischio alto, a causa della sua elevata resilienza ai rischi considerati.

Ciononostante, anche nel settore più resiliente tra tutti, la percentuale di imprese a rischio alto su almeno un pericolo supera il 25%. Si stima che la perdita media annua attesa causata da inondazioni, terremoti, frane e vento estremo sia circa pari allo 0,65% del fatturato attuale delle aziende. Questo dato sarà influenzato dal cambiamento climatico, che ne comporterà una crescita di circa l’8% al 2050.

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