COP27, approvato il documento finale: istituito fondo loss and damage, confermato il target 1,5°C

L'assemblea plenaria della COP27 di Sharm el-Sheikh ha deciso l'istituzione di un fondo per i ristori delle perdite e dei danni del cambiamento climatico
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L’assemblea plenaria della COP27 di Sharm el-Sheikh ha approvato il documento finale: è stato confermato l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C dai livelli pre-industriali, il risultato principale della precedente COP di Glasgow.

E’ stata messa in evidenza l’importanza della transizione alle fonti rinnovabili, auspicando l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili. Nel documento si chiede soltanto la riduzione della produzione elettrica a carbone con emissioni non abbattute, non l’eliminazione. Nulla riguardo riduzione o eliminazione dell’uso dei combustibili fossili, come avevano chiesto diversi Paesi.

Nel documento finale, la COP27 ha riconosciuto che per mantenere l’obiettivo di 1,5°C è necessaria una riduzione delle emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Con gli impegni di decarbonizzazione attuali il taglio di emissioni però sarebbe solo dello 0,3% al 2030 rispetto al 2019. Gli Stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione sono invitati a farlo entro il prossimo anno.

In merito all’adattamento, il documento finale chiede di aumentare i fondi e di studiare la possibilità di un raddoppio. La conferenza ha concluso che per arrivare a zero emissioni nette nel 2050 sia necessario investire fino al 2030 4.000 miliardi di dollari all’anno in rinnovabili e altri 4-6.000 miliardi di dollari in economia a base emissioni.

Il documento ha evidenziato “con seria preoccupazione” che non è stato ancora istituito il fondo da 100 miliardi all’anno dal 2020 previsto dall’Accordo di Parigi per aiutare i Paesi meno sviluppati nelle politiche climatiche: secondo le previsioni, non se ne parlerà fino al 2023. Il flusso di finanza climatica ai paesi in via di sviluppo nel biennio 2019-2020 è stato di 803 miliardi, il 31-32% di quanto necessario a mantenere gli obiettivi di 1,5 o 2°C.

Il documento ha previsto per la prima volta un fondo per i ristori delle perdite e i danni del cambiamento climatico (loss and damage) nei Paesi più vulnerabili. E’ stato inoltre previsto un sistema di allarme precoce per gli eventi meteo estremi in tutti i Paesi del mondo.

La COP27 ha riconosciuto il ruolo fondamentale di giovani, donne e comunità indigene nella lotta alla crisi climatica, è stata però indebolita la tutela di oceani e foreste, eliminando gli incontri ad alto livello che erano stati previsti per il 2023.

Il fondo loss and damage

La questione delle “perdite e dei danni” climatici nei Paesi poveri ha quasi fatto deragliare la conferenza, prima di essere oggetto di un testo di compromesso dell’ultimo minuto che ha lasciato molte domande senza risposta, ma ha stabilito il principio della creazione di un fondo finanziario specifico.

La COP27 ha adottato una risoluzione che prevede in particolare la creazione di un fondo dedicato per finanziare i danni climatici già subiti dai Paesi “particolarmente vulnerabili“, una decisione definita “storica” dai suoi promotori. La decisione è stata approvata per consenso in plenaria, al termine della conferenza. E’ stata sottolineata la “necessità immediata di risorse finanziarie nuove, aggiuntive, prevedibili e adeguate per assistere i Paesi in via di sviluppo particolarmente vulnerabili” agli impatti “economici e non economici” del cambiamento climatico. Tra queste possibili modalità di finanziamento figura la creazione di un “fondo di risposta alle perdite e ai danni“, una richiesta dei Paesi in via di sviluppo. Le modalità di attuazione dovranno essere elaborate da un comitato speciale per essere adottate alla prossima COP28, alla fine del 2023, negli Emirati Arabi Uniti.

COP27: un documento finale poco ambizioso

La COP27 si è conclusa all’alba di oggi dopo aver adottato un testo molto contestato sugli aiuti ai Paesi poveri colpiti dal cambiamento climatico, ma senza nuove ambizioni per la riduzione dei gas serra. Dopo più di due settimane, l’importante conferenza delle Nazioni Unite si è conclusa con oltre un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia, diventando una delle COP più lunghe della storia. “Non è stato facile“, ma “alla fine abbiamo portato a termine la nostra missione“, ha dichiarato il presidente egiziano della conferenza, Sameh Choukri. Al termine è stata adottata una dichiarazione finale, frutto di molti compromessi, che chiede una “rapida” riduzione delle emissioni, ma senza nuove ambizioni rispetto all’ultima COP di Glasgow del 2021.

L’Unione europea ha dichiarato di essere “delusa” dalla mancanza di ambizione sulla riduzione delle emissioni nell’accordo sul clima concordato al vertice COP27. “Quello che abbiamo di fronte non è un passo avanti sufficiente per le persone e per il pianeta. Non comporta sufficienti sforzi aggiuntivi da parte dei principali emettitori per aumentare e accelerare i tagli alle emissioni,” ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, alla sessione di chiusura del vertice di due settimane.

Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questa è una domanda a cui questa COP non ha risposto,” ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in conclusione della conferenza.

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