La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) provoca perdite economiche stimate di 25 miliardi di dollari all’anno, provoca perdite sostanziali di vita acquatica ed è stata collegata a violazioni dei diritti umani. Ora un nuovo studio ha svelato i punti chiave in cui è probabile che avvenga la pesca illegale, comprese le zone economiche esclusive (ZEE) dell’Argentina, le nazioni dell’Africa occidentale e il Pacifico nordoccidentale. Lo studio, pubblicato su Science Advances, è stato guidato dall’Università della California a Santa Cruz, in collaborazione con Global Fishing Watch, che si propone di fornire la prima visione globale al mondo delle attività di pesca commerciale.
La ricerca ha mostrato anche che fino al 6% dell’attività di pesca globale è tenuta nascosta perché i pescherecci commerciali disabilitano i loro sistemi di localizzazione. Heather Welch ed i suoi colleghi hanno cercato di quantificare le pratiche di pesca INN analizzando i dati di tracciamento delle navi dai dispositivi del sistema di identificazione automatica (AIS), in particolare, quando i pescherecci disattivano i loro AIS. I ricercatori hanno applicato un algoritmo di apprendimento automatico al set di dati AIS di Global Fishing Watch sull’attività dei pescherecci – che include oltre 3,7 miliardi di messaggi AIS dai pescherecci tra il 2017 e il 2019 – per prevedere dove è probabile che si stia svolgendo la pesca illegale.
I risultati hanno suggerito che la disabilitazione dell’AIS era più alta vicino agli hotspot di trasbordo e vicino ai confini della ZEE, in particolare quelli contestati. Più del 40% delle ore totali perse per sospetta disabilitazione si è verificato in quattro hotspot: nel Pacifico nordoccidentale (13%), vicino alle ZEE dell’Argentina (16%) e delle nazioni dell’Africa occidentale (8%) e vicino all’Alaska (3%).