Manovra bocciata da medici e ospedali: coperto solo il caro bollette

Secondo i medici la manovra metterebbe a rischio la tenuta del sistema sanitario, già in forte sofferenza per la carenza di medici e infermieri
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La Sanità italiana boccia la manovra del governo Meloni che, per questo comparto non garantisce risorse adeguate. E’ quanto sostengono unanimi medici, aziende ospedaliere e sindacati di categoria. La manovra così fatta metterebbe dunque a rischio la tenuta stessa del sistema sanitario, già in forte sofferenza per la carenza di medici e infermieri. Proprio l’ultima legge di Bilancio, negli auspici dei camici bianchi, avrebbe dovuto portare una boccata d’ossigeno alla Sanità pubblica. Stando invece alle cifre stanziate, così non è stato.

Lo stanziamento di 1,4 miliardi di euro per fronteggiare il caro bollette in ospedali e strutture sanitarie è “un segnale di attenzione del governo nei confronti delle richieste fatte ma non può che essere solo una parte del finanziamento destinato alla Sanità“. Questo perché “quei soldi basteranno solo a coprire le bollette“, spiega il presidente dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere Migliore. Serve molto di più.

Le risorse complessive destinate alla Sanità, i 2 miliardi di euro in più stanziati per il 2023, sottolinea il presidente Fiaso, “ad oggi non sono sufficienti a colmare il definanziamento decennale del settore: l’Italia, in termini di risorse, si è mantenuta stabilmente al di sotto di molti altri Paesi europei e questi 2 miliardi servono appunto a pagare le bollette e i costi dell’inflazione e dunque a mantenere la sanità agli stessi livelli degli anni precedenti, ma non a fare passi in avanti. Occorre invece riportare il Ssn al centro delle politiche pubbliche“.

Oltre alle risorse, la Fiaso chiede però anche interventi legislativi che sblocchino il tetto di spesa previsto per il personale fermo al 2004, per poter assumere in corsia medici, anche specializzandi, infermieri e operatori. Sul piede di guerra sono poi i sindacati medici, veterinari e dirigenti sanitari, che parlano di un Ssn ridotto allo stato di “malato terminale” e hanno già annunciato lo stato di agitazione. Alla Sanità del 2023, denunciano, “vengono destinate certo più risorse, ma per bollette, vaccini e farmaci anti Covid, non per servizi e personale. Anche la promessa indennità per i medici di Pronto Soccorso viene rinviata al 2024. Niente per il Contratto di lavoro 2019-2021 e nessun finanziamento per quello 2022-2024“.

La Sanità pubblica “continua a rimanere fuori dalle priorità del Paese” secondo Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe, mentre il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, definisce insufficienti le risorse e chiede di vincolare interamente i 2 mld stanziati all’aumento degli stipendi di medici e sanitari, per rendere la professione più attrattiva. Critiche per le risorse esigue destinate al settore arrivano anche dalla Cgil e da vari esponenti politici.

Mancano i soldi sulla sanità: almeno 6 miliardi subito, per pagare meglio i nostri medici ed infermieri, e i 37 miliardi del Mes che arrivano dall’Europa“, afferma Maria Elena Boschi (Italia Viva). Netta la posizione di Beatrice Lorenzin (Pd), secondo la quale la destra ha “rinunciato a investire quel poco che c’è dove c’era più bisogno, ovvero sul reddito e le pensioni e sulla sanità, che rischia di collassare“.

Attacca la manovra ‘sanitaria’ anche Mariolina Castellone (M5S): “Con il Conte2 durante la pandemia abbiamo investito 13 miliardi di euro ed altri 17 miliardi sono previsti dal Pnrr. Insomma” – è il commento di Mariatella Gelmini (Azione) – “destinare solo due miliardi di euro alla Sanità vuol dire non prendersi cura di chi ci cura“.

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