L’Organizzazione meteorologica mondiale aveva alzato il livello di allerta siccità per il Marocco. In un recente rapporto, aveva indicato l’anno scorso e fino ad agosto del 2022 come uno dei più secchi degli ultimi 40 anni e i dati che arrivano dal Paese certificano la situazione di stress idrico. Le riserve idriche del Marocco sono pari a 3853,2 milioni di metri cubi, rispetto a una capacità di riempimento di quasi 19 miliardi di metri cubi.
Il deficit registrato nelle dighe è di circa l’89% rispetto alla normale media annua. I dati più recenti del Ministero dell’Acqua dicono che il tasso di riempimento delle dighe nel Paese si attesta oggi al 23,9% contro il 34,6% dello stesso periodo dell’anno scorso. La quota di acqua riservata a persona è scesa dai 2600 metri cubi degli anni ’60 ai 606 metri cubi di oggi.
La migrazione climatica è destinata ad aumentare nei prossimi tre decenni, con un massimo di 1,9 milioni di persone che dalle zone rurali scelgono di trasferirsi in città, ovvero il 5,4% della popolazione totale. L’agricoltura pluviale rappresenta ancora l’80% della superficie coltivata del Paese e impiega la maggior parte dei lavoratori agricoli. Il settore olivicolo, che rappresenta la principale specie frutticola coltivata in Marocco con il 65% della superficie arborea nazionale, garantisce più di 51 milioni di giornate lavorative all’anno, ovvero l’equivalente di 380.000 posti di lavoro a tempo indeterminato.
La periferia di Marrakech è già interessata da una gestione calmierata dell’acqua pubblica: a Casablanca, a partire dall’1 dicembre, il gestore dell’acqua potabile si prepara a “ottimizzare la pressione in tutta la rete” della megalopoli.