“Villa Verdi è luogo di memoria collettiva”: verrà acquisita dallo Stato

Il governo ha deciso di fare in modo che Villa Verdi, scrigno storico del passato del nostro Paese, non venga lasciata al degrado
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
  • Villa Verdi
    Foto Ansa
/
MeteoWeb

Villa Verdi non può andare perduta. Si tratta di un luogo storico, di un elemento fondamentale dell’identità stessa del nostro Paese. “Prima ancora che una residenza del celebre compositore è un luogo della memoria collettiva nazionale, lo Stato non si può permettere di lasciare che vada in degrado“. Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha ribadito il proprio impegno in tal senso. Ha inoltre annunciato che sarà lo Stato a salvare la villa di Sant’Agata di Villanova d’Arda, nel piacentino, dalla dispersione e dal degrado, acquisendola appena possibile. Proprio in questa dimora il musicista Giuseppe Verdi abitò per quasi cinquant’anni, a metà Ottocento.

Per muoverci stiamo aspettando la decisione del tribunale di Parma che deve nominare un custode giudiziario e poi ci deve far capire quali saranno le modalità di vendita. Ma la questione è alla mia vigile attenzione, interverremo“, ha ribadito il ministro. Sangiuliano, già a inizio novembre, aveva chiesto alla soprintendenza e ai carabinieri dei beni culturali di fare un’ispezione per controllare lo stato in cui versa la residenza. Per agire bisogna comunque attendere i tempi della giustizia civile. Il tribunale di Parma, infatti, è chiamato a rispondere sulla contesa tra gli eredi. Il giudice dovrà nominare un custode giudiziario, definendo poi le modalità di vendita.

Le strade possibili sono due: la trattativa diretta oppure far concludere una eventuale asta e poi esercitare il diritto di prelazione. “Ma in ogni caso ci siamo“, rassicura il ministro.

Gli appelli lanciati per Villa Verdi

La notizia è attesa da tanti grandi nomi della cultura, in primis Riccardo Muti, che da tempo lanciano appelli per Villa Verdi. Intanto, anticipa il ministro, alla Scala di Milano e all’Opera di Roma si sta già lavorando all’organizzazione di due concerti speciali, con le musiche di Verdi naturalmente, il cui ricavato servirà “ad implementare il fondo” per acquisire la Villa.

La dimora alla morte di Alberto Carrara Verdi, nel 2001, era stata ereditata dai quattro figli, Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo ed Emanuela. Uno di questi, Angiolo, ha gestito in questi anni la villa aperta al pubblico come Casa Museo,. Emanuela, invece, è morta nel 2020. Dopo essere stato sfrattato dai fratelli, Angiolo ai primi di ottobre ha annunciato la chiusura definitiva della casa Museo, di cui aveva messo in vendita a metà prezzo anche tutto il merchandising. “Devo lasciare l’abitazione che ho tutelato e salvaguardato per 53 anni -aveva spiegato – quando sono tornato , dopo la morte di mia madre, ho rilevato tutte le quote della parte musale. Per me Villa e museo non sono mai state due entità separate. E dato che non posso più abitare a sant’Agata, non posso nemmeno più occuparmi del museo. Liquiderò la società“.

La storia della villa

Villa Verdi, già Villa Sant’Agata, fu la residenza nella quale il compositore Giuseppe Verdi risiedette per 50 anni. La villa si trova in località Sant’Agata, rinominata Sant’Agata Verdi, nel comune di Villanova sull’Arda, in provincia di Piacenza. Verdi aveva comprato la proprietà nel 1848. Inizialmente vi abitarono i due anziani genitori, Carlo e Luigia. Ma dopo la morte della madre il compositore vi si trasferì con la moglie Giuseppina, cantante d’opera, lasciando al padre la casa di Busseto.

Verdi vi abitò dunque definitivamente dal 1851, quando fece aggiungere alla costruzione originale due nuove ali, che disegnò lui stesso. Aggiunse anche un’imponente terrazza sulla facciata, le serre, una cappella, la rimessa per le carrozze. Lui e la moglie crearono anche il parco: dalla limonaia all’immenso Ginko Biloba, dalle statue di carattere romantico al laghetto a forma di Chiave di Violino nulla era stato lasciato al caso. La grotta venne usata come cantina per i vini e ghiacciaia.

In questo luogo dall’aura quasi magica, Verdi scrisse tante delle sue opere più popolari, dalla Traviata al Trovatore, La forza del destino, Don Carlos, Aida fino al Falstaff, il suo ultimo capolavoro. “Verdi è come Dante, come Leonardo, è impensabile che la sua Villa possa finire ai privati“, disse qualche settimana fa Riccardo Muti. E il ministro la pensa come lui. “E’ un pezzo di tutti noi, lo Stato interverrà“.

Condividi