Zaia dice no alle trivellazioni in Adriatico: “piuttosto il rigassificatore”

Zaia contrario alle trivellazioni nell'Adriatico: “siamo coscienti della crisi energetica ma le perforazioni nel nostro Polesine hanno dato vita ad una subsidenza di 4 metri"
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Di fronte alla grave crisi energetica in atto, il Governo ha deciso di sbloccare le trivellazioni nell’Adriatico per l’estrazione di gas. Questa decisione incontra il parere contrario di Luca Zaia, Presidente del Veneto. “La mia è una posizione di coerenza, visto e considerato che nel 2016 ho sostenuto il referendum. Un referendum che ha avuto l’85,5% dei Veneti che si è espresso contro il proseguo delle estrazioni di gas senza limiti di tempo”, ha detto Zaia al termine dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio a Roma con il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. 

“Ci rendiamo conto che in questo momento l’emergenza energetica ci porta a fare anche questi ragionamenti, ed è corretto sondare tutte le possibilità, ma è pur vero che le perforazioni nel nostro Polesine hanno dato vita ad una subsidenza, cioè un calo dei terreni, fino a 4 metri. Senza citare altri elementi tecnici, dico che le garanzie sono veramente minimali perché questo non accada ancora – prosegue il Presidente del Veneto – Quindi, siamo contrari a nuove perforazioni, piuttosto siamo disponibili, sin da ora, a potenziare l’attività del rigassificatore”. 

In un’intervista al Corriere della Sera, Zaia ha spiegato la sua posizione rispetto alle trivellazioni nell’Adriatico. “Gli esiti della subsidenza — lo sprofondamento dei terreni e dei fondi marini — in seguito alle trivellazioni degli anni Cinquanta sono stati imponenti e devastanti. Ci sono zone in cui il fondo si è abbassato di quattro metri, con una progressione dei cedimenti anche oggi inesorabile. La nostra gente è sicuramente inquieta per quello che è successo. E la preoccupazione è diffusa anche per un fatto a cui si pensa poco: la prima industria del Veneto è il turismo, la metà del fatturato viene proprio dalle spiagge”, ha affermato il Presidente del Veneto. 

Zaia respinge l’idea di ambientalismo ideologico sulle trivellazioni nell’Adriatico. “La nostra non è una posizione ambientalista e tantomeno ideologica. Per dire: noi siamo favorevoli ai rigassificatori e le posso dire che siamo pronti ad aumentare la capacità di quello che già c’è. Io capisco fino in fondo la preoccupazione del governo. Però c’è luogo e luogo. Ho visto dichiarazioni ufficiali secondo cui la verifica dei danni sarà conditio sine qua non. Il problema però è che noi di prove ne abbiamo già fatte, e il combinato disposto tra morfologia e fragilità del territorio ha dato esiti pessimi. Piuttosto, ripeto, si approfitti del rigassificatore che abbiamo e spingiamone al massimo le potenzialità. Tra l’altro, le nuove perforazione potrebbero non darci risultati prima di tre o quattro anni”, ha detto Zaia. 

Noi siamo perfettamente coscienti della crisi energetica e siamo convinti che sia grave. Ma è altrettanto vero che non si può passare sopra a questioni assolutamente serie in nome della ragion di Stato. Il Veneto si è sempre dimostrato attento e solidale, ma in questa fase sarà difficile dipanare le perplessità di una comunità che ha già pagato un conto salato per quello che è stato. Nel Polesine è stato un disastro colossale”, ha aggiunto. 

L’Adriatico è un mare ma con molte delle caratteristiche di un lago. In questo contesto, gli effetti di eventuali danni ambientali sarebbero devastanti per il turismo e balneazione in un raggio amplissimo, con un danno anche d’immagine complessivo enorme: il 66% dei nostri turisti sono stranieri”, ha concluso Zaia. 

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