Nasce il partenariato esteso RETURN – multi-Risk sciEnce for resilienT commUnities undeR a changiNg climate – che “vedrà lavorare insieme per tre anni 26 soggetti tra università, enti di ricerca, aziende e Dipartimento della Protezione Civile”. Lo spiega Domenico Calcaterra, responsabile scientifico del progetto. Il Partenariato è stato presentato oggi nel complesso federiciano dei Santi Marcellino e Festo dai referenti del progetto Domenico Calcaterra e Andrea Prota, dell’Università Federico II di Napoli, dal sindaco della Città metropolitana di Napoli, Gaetano Manfredi, dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, da Fabrizio Cobis, della Direzione generale per il coordinamento e lo sviluppo della ricerca del MUR e dai referenti degli otto spoke in cui si articola il partenariato.
“Le recenti tragedie di Senigallia e Casamicciola confermano la drammatica e perdurante attualità dei rischi geoambientali nel nostro Paese. La comunità scientifica italiana si accinge a rinnovare il proprio impegno nei confronti del Paese, dando il via al Partenariato Esteso RETURN, nell’ambito del quale si adotterà un approccio multirischio per la realizzazione di condizioni di resilienza in contesti urbani e metropolitani ed in relazione alle infrastrutture critiche, per contrastare conseguenze ed effetti dovuti a rischi interconnessi e correlati al cambiamento climatico”, ha aggiunto Calcaterra.
“La Federico II (Università degli Studi di Napoli, ndr) avrà il ruolo di Hub, e quindi coordinerà tutte le attività, affiancata dai 25 partner che sono ripartiti in otto spoke, ognuno dei quali affronterà una tematica particolare. Quattro di questi spoke affronteranno i principali rischi dei quali ci occuperemo e quindi i rischi legati all’acqua, alle deformazioni della superficie terrestre, terremoti e vulcani e poi i rischi connessi all’ambiente. Altri tre spoke si occuperanno degli impatti che i rischi hanno sulla popolazione e sul costruito, quindi aree metropolitane e urbane, infrastrutture critiche e poi uno di questi tre spoke è dedicato alla comunicazione, un tema per noi particolarmente importante, perché riteniamo che con una comunicazione molto più intensa di quanto non sia stata fatta fino a oggi, si possa venire ad una più efficace mitigazione dei rischi, convincendo i cittadini ad adottare buone pratiche prima, durante e dopo l’accadere di eventi calamitosi. L’ottavo spoke, infine, si occuperà dei cambiamenti climatici, quindi, dello scenario che governa gran parte dei rischi dei quali ci occupiamo e soprattutto quello cosiddetto idrogeologico che annovera le frane e alluvioni”, ha spiegato ancora.
Partito oggi, il partenariato esteso si muove nell’ambito della tematica 3 del PNRR, quella che guarda i rischi ambientali, naturali e antropici. RETURN è un progetto che porta un’agevolazione complessiva di 115 milioni di euro per 24 partner a cui si aggiungono Generali, le assicurazioni, e il Dipartimento della Protezione Civile, che partecipano senza chiedere agevolazioni. “La Federico II è capofila di questa iniziativa che vede coinvolti i più grandi Atenei italiani impegnati da sempre sul tema dei rischi – dice il responsabile della Fondazione Return, Andrea Prota -. Questo è un progetto che riguarda tutti i rischi e ha la particolarità che il finanziamento arriva al 100% dal campo 22 che significa, riduzione di gas serra e adattamento e mitigazione climatica. Il grande link che dobbiamo sottolineare è quello tra lo studio, prevenzione e monitoraggio dei rischi con il cambiamento climatico. Il progetto ha una forte componente di studi dei modelli climatici che impattano sui rischi. Una componente interessante che va evidenziata è la parte sociale, perché uno studio sui rischi e di azioni che riducono i rischi non possono non prevedere un coinvolgimento delle nostre comunità”.
Gli obiettivi di RETURN
Tra gli obiettivi principali del partenariato: migliorare la comprensione dei rischi ambientali, naturali e antropici, nonché la loro interrelazione con gli effetti dei cambiamenti climatici; migliorare la previsione dei rischi e le metodologie per la prevenzione, l’adattamento e la mitigazione; sviluppare nuove metodologie e tecnologie per il monitoraggio; promuovere un uso più efficiente e sostenibile di dati, prodotti e servizi; rafforzare il ponte tra la ricerca e i prodotti finali, valorizzando trasversalmente le competenze, il trasferimento tecnologico e l’integrazione dei servizi.
Il Ministero dell’Università ha avuto circa 6 miliardi a disposizione che ha ripartito in quattro principali misure una delle quali è quella che riguarda i partenariati estesi che si sono affiancati alle infrastrutture della ricerca ai centri nazionali agli ecosistemi. Sono stati finanziati 14 partenariati, tra cui proprio RETURN.
Il ruolo di RETURN
“È un partenariato molto importante, ha il ruolo di garantire quella capacità di trasformazione, sia del sistema industriale sia del sistema delle istituzioni pubbliche, che deve essere permanente, per migliorare quella che è la qualità di risposta, di resilienza del nostro Paese rispetto al tema dei rischi – sottolinea il sindaco metropolitano Gaetano Manfredi -. È un partenariato che ha visto il sostegno di tutte le grandi città metropolitane d’Italia perché il tema del rischio è strettamente connesso anche ai temi della complessità delle città e oggi non è più possibile valutare in maniera verticale il rischio. Ci sono tantissime interazioni, anche i fatti di Ischia lo dimostrano. Quindi è necessario un approccio molto innovativo, molto integrato e che vede insieme il mondo della ricerca e il mondo della protezione civile e il mondo delle istituzioni per fare in modo che anche rapidamente quelle che sono le scoperte e le nuove tecnologie, le nuove metodologie che vengono messe in campo possono essere applicate realmente sul territorio proprio nell’interesse della sicurezza dei cittadini”.
“Il sistema di protezione civile è un sistema che si basa molto sul rapporto con la Comunità scientifica. In questo partenariato oltre alla comunità scientifica ci sono strutture che operano sul territorio e che fanno parte del Servizio Nazionale di Protezione Civile – evidenzia il Capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio -. Il senso di far parte di questo partenariato sta nel fatto che i fondi del PNRR hanno questa parte dedicata alla parte della resilienza della comunità scientifica, di come la scienza può essere utile e come la scienza può immaginare i percorsi di resilienza. E noi siamo molto contenti che sia stato immaginato la partecipazione del Dipartimento nazionale di Protezione Civile che diventa un partner che accompagna questi percorsi nella piena libertà di quelle che sono le procedure scientifiche, ma che poi finalizzano nelle azioni di protezione civile”.