Dissesto idrogeologico: perché Messina è una città ad altissimo rischio

"La situazione del dissesto idrogeologico di Messina è abbastanza complessa: la difficoltà è sia idraulica che geomorfologica", spiega il Prof. Aronica
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L’alluvione delle Marche del 15 settembre e quella di Ischia del 26 novembre, con la loro dolorosa scia di morte e distruzione, sottolineano, se ancora ce ne fosse bisogno, la vulnerabilità del nostro Paese al rischio idrogeologico. Tra le città ad altissimo rischio, vi è anche Messina, sia per la sua “conformazione geografica” ma anche per le “condizioni morfologiche e climatiche dello Stretto”. Lo ha spiegato il Prof. Giuseppe Aronica, docente di protezione idraulica del Dipartimento di ingegneria edile dell’Università di Messina, in un’intervista a Salvo Saccà per StrettoWeb. 

La situazione del dissesto idrogeologico di Messina è abbastanza complessa perché la città peloritana, la cui difficoltà è sia idraulica che geomorfologica, è un’area che è esposta fisicamente a rischio sia per la sua conformazione geografica che per le condizioni morfologiche e climatiche dello Stretto”, ha dichiarato Aronica a StrettoWeb. “I maggiori problemi per Messina sono legati ai fenomeni di rischio che nascono da un evento particolare, una pioggia intensa e l’esposizione; le case, le strade, le scuole, gli ospedali costruiti in zone che sono soggetti a questo tipo di rischio sono in costante pericolo e quindi necessitano di costanti monitoraggi”. 

“Non solo Messina – prosegue l’ing. Aronica – ma anche quasi tutta la totalità delle città italiane sono siti particolarmente affollati dove è stato costruito in maniera esagerata, anche perché si veniva da una situazione disastrosa dovuta alla guerra e quindi bisognava fare le case per tutti. Subito dopo questa fase quasi emergenziale, ognuno ha pensato di costruirsi la seconda casa o il villino a mare o in montagna poi, si sono dovute costruire le strade, sono state collocate le scuole, quindi in un territorio piccolo, complesso, quale è Messina, l’effetto dell’urbanizzazione è stato ed è molto pesante. Tra gli anni sessanta ed ottanta – dice Aronica – si è costruito tanto soprattutto in siti dove la particolarità del terreno non lo avrebbe consentito e così, venne fuori Giampilieri, Itala, Rometta, Rodia ma, l’elenco potrebbe essere lunghissimo. Tutte quelle case sono state costruite con le normative e le autorizzazioni di allora. Oggi, la sensibilità è completamente diversa rispetto al passato”. 

“Il PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) che ha mappato, disegnato ed individuato le aree a rischio da frane o da inondazione in tutta Italia, ha introdotto in normativa, subito dopo la tragedia di Sarno del 1989, regole ben precise. In Sicilia, il primo PAI è stato pubblicato nel 2000 quindi, prima di quel periodo non c’era una normativa stringente. Quello che è stato costruito prima – afferma Aronica – non ha tenuto conto dei possibili rischi; qualcuno probabilmente ha esagerato nel costruire a ridosso del mare, magari nell’euforia generale di costruire, l’edilizia portava e porta soldi, le persone vogliono le case, c’è una richiesta di mercato oggettivo e, in quel periodo, probabilmente tutto era un po’ lasco. Oggi non sarebbe possibile”.  

Sul problema dei torrenti tombati, Aronica ha detto: “i torrenti tombati non è detto che sono quelli a maggior rischio; da uno studio effettuato dal Dipartimento di ingegneria dell’Università, commissionato dal Comune di Messina, è emerso che per alcuni di questi torrenti, non ci sono grossi problemi, per altri qualche problema, per cui occorre studiare caso per caso e certamente va fatto con attenzione. Bisogna occuparsi soprattutto delle reti di drenaggio – dice Aronica – spesso non ce ne accorgiamo perché non muore nessuno ma, quando piove in maniera copiosa, le strade di Messina si allagano, creando notevoli problemi di viabilità e soprattutto ai cittadini che si spostano a piedi. Partendo da questi piccoli interventi, verrà poi naturale pensare alla manutenzione e quindi ad opere molto più importanti che riguardano tutti i torrenti”.   

Assessore Caminiti: “circa 300 zone a rischio a Messina” 

Nel territorio comunale di Messina, ci sono circa trecento zone a rischio. Le condizioni climatiche, l’abbandono delle campagne, la desertificazione, l’innalzamento della temperatura, non aiutano i terreni a smaltire le piogge; il comune, in queste zone, ha avviato un costantemente monitoraggio”, ha dichiarato a StrettoWeb l’Assessore Francesco Caminiti.  

“Tutti gli interventi programmati – dice Caminiti – riguardano prima di tutto i torrenti. Tutti i villaggi di Messina avevano l’accesso dai torrenti per cui, quelli più a rischio soprattutto dove ci sono gli attraversamenti per accedere alle abitazioni; tra questi il Catarratti Bisconte e il San Michele, dove c’è una densità abitativa più elevata rispetto ad altre zone. Nel Catarratti Bisconte, sono stati effettuati lavori di messa in sicurezza che sono ormai nella fase conclusiva per cui, il torrente è stato messo in sicurezza. Il comune di Messina ha effettuato un censimento di tutti i nodi critici, tutte le segnalazioni che pervenivano agli uffici competenti durante gli eventi piovosi di elevata intensità, sono stati presi in carico con particolare attenzione. A seguito della mappatura dei torrenti- continua l’assessore – sono stati fatti dei progetti divisi in tre lotti, tutti finanziati, andati a gara, due sono stati già stati appaltati e andranno in consegna entro il mese di dicembre. Oltre questi tre progetti importanti, è stata prevista la pulizia di tutti i torrenti coperti”. 

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