Con la perdita di quasi un terzo (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo, l’Italia è sempre più a rischio frane e alluvioni, con l’abbandono e la cementificazione che hanno ridotto la capacità di assorbimento della pioggia. E’ quanto afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini in vista della Giornata mondiale del suolo che si celebra il 5 dicembre, nel denunciare gli effetti del micidiale mix dei cambiamenti climatici e sottrazione di terra fertile che ha fatto esplodere il rischio idrogeologico in Italia, di cui la tragedia di Casamicciola ad Ischia rappresenta solo l’ultimo esempio.
Sulla Penisola si sono verificati in autunno ben 780 eventi estremi dal punto di vista climatologico per il maltempo tra bombe d’acqua, nubifragi, tempeste di vento, trombe d’aria e grandinate che – sottolinea la Coldiretti – si sono abbattuti su un territorio che ha ridotto la capacità di assorbimento della pioggia e messo a rischio l’ambiente e la sicurezza dei cittadini con frane ed alluvioni.
“Per questo l’Italia deve difendere e far crescere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, ambientale ed economico del lavoro nelle campagne”, afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo attesa da quasi un decennio e che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.
E’ quindi positiva la scelta del Governo – evidenzia Coldiretti – di investire sul “Fondo per il contrasto al consumo di suolo”, finanziato con 10 milioni di euro nel 2023, 20 milioni nel 2024, 30 milioni di euro nel 2025 e 50 milioni di euro all’anno nel biennio 2026-2027 previsto dalla manovra. “Ma sono anche necessari interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori, creando bacini per l’acqua piovana in modo da raccoglierla quando è troppa e usarla quando serve in modo da gestire gli effetti dei cambiamenti climatici e aumentare la capacità produttiva del Paese”, evidenzia Prandini nel sottolineare che “gli agricoltori italiani già oggi sono pronti a coltivare un milione di ettari in più in modo da difendere la capacità produttiva nazionale e la sovranità alimentare del Paese messa a rischio dalla guerra, dalla speculazione internazionale e dal clima che nel 2022 ha causato oltre 6 miliardi euro di danni alle coltivazioni”.
“Il primo passo nella strada del recupero della capacità produttiva è – precisa Prandini – lavorare sulle infrastrutture e in particolare sul sistema degli invasi artificiali che darà la possibilità di rendere irrigui quasi 500.000 ettari. Per recuperare terre fertili è poi necessario – continua Prandini – promuovere processi innovativi di affidamento e gestione dei campi abbandonati o in fase di abbandono per altri 500.000 ettari. Un piano combinato che porterebbe un incremento del valore aggiunto agricolo per circa 3 miliardi di euro con la creazione di 200.000 nuovi occupati in agricoltura, secondo le previsioni Coldiretti”.
“Per ridurre la dipendenza energetica e alimentare dall’estero l’Italia non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile. Pensiamo all’importanza dei contratti di filiera ma serve anche – spiega il Presidente della Coldiretti – investire sulla digitalizzazione delle con lo sviluppo di applicazioni di agricoltura di precisione, dall’ottimizzazione produttiva e qualitativa alla riduzione dei costi aziendali, dalla riduzione al minimo dell’impatto ambientale con sementi, fertilizzanti, agrofarmaci fino al taglio dell’uso di acqua e sul consumo di carburanti”.
“In tale ottica – conclude Prandini – è importante anche accelerare sul riconoscimento del ruolo delle nuove tecniche di evoluzione assistita (Nbt) per investire sulla genetica green capace di tutelare l’ambiente, proteggere le produzioni agricole con meno chimica e difendere il patrimonio di biodiversità”.