“In Campania il 48% delle case non sarebbe in regola. Oggi in occasione della Giornata Mondiale del Suolo ed alla luce degli eventi di queste ore, rilanciamo l’importanza di rendere strutturale dell’Educazione Ambientale nei programmi ministeriali scolastici dalla Prima Elementare per divulgare conoscenza ed arrivare a quella coscienza che potrà consegnare alle nuove generazioni un’Italia più sicura. Il nostro Paese ha pagato tanto in termini di vite umane, sfollati, danni ad edifici, ricostruzioni e in questi decenni il debito pubblico è cresciuto anche per le continue emergenze. Siamo quasi ogni giorno in emergenza, quasi ad ogni pioggia, ad ogni evento. Dure le conseguenze per l’agricoltura, per l’economia italiana e per il nostro tessuto sociale”: lo ha affermato Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
Nata 30 anni fa, la SIGEA che vede la presenza di accademici, ricercatori, importanti, è presente su tutto il territorio nazionale ed oggi supera i 700 iscritti. In queste ore la SIGEA sta seguendo gli eventi alluvionali nelle varie regioni ed anche la situazione Stromboli.
“L’alluvione che ha colpito la zona di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo ricorda quanto accaduto l’11 novembre 2011 che purtroppo costò la vita a tre persone. Numerosi allagamenti si sono verificati in diverse zone dell’area colpita causando danni e forti disagi alla popolazione e sulla viabilità principale – ha affermato il geologo siciliano Michele Orifici, geologo siciliano e Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA) – determinando anche la chiusura di un tratto dell’autostrada A20”.
Il 51% dei Comuni siciliani non risultato dotato di un Piano di Protezione Civile
“La frequenza con cui si verificano eventi climatici caratterizzati da piogge intense in tempi brevi è sempre maggiore e ciò pone sempre di più all’attenzione la necessità sia di procedere a una rapida programmazione di interventi “strutturali” volti alla realizzazione di opere per la mitigazione dei rischi, sia di attuare misure di prevenzione “non strutturale” il cui obiettivo è quello di assicurare la corretta e tempestiva gestione di ogni emergenza nonché di consentire a ogni cittadino di essere dotato, al verificarsi di eventi geologici straordinari, di ogni utile informazione di autoprotezione.
Si ripropone in queste circostanze la necessità di adeguare e attuare i Piani di Protezione Civile dei Comuni. In Sicilia circa il 51% dei comuni – ha continuato Orifici – non ne risulta dotato. Il Piano di Protezione Civile ha l’obiettivo di conoscere, attraverso adeguati studi, le criticità geologiche del territorio, di definire di conseguenza gli scenari di rischio per la popolazione e di assicurare dunque, nei modelli d’intervento, tutte le misure da intraprendere al fine di gestire al meglio ogni eventuale emergenza che può interessare il territorio. Tra le attività “non strutturali” previste dai Piani di protezione civile rivestono notevole importanza i processi virtuosi dei “presidi territoriali”, già testati in Sicilia e in atto operativi solo nel Comune di Messina. I presidi territoriali, attivati all’emanazione di un’allerta meteo, consistono nell’attività di monitoraggio svolta da geologi dislocati nelle diverse zone del territorio con l’obiettivo di agevolare, nell’immediatezza dell’evento, la gestione di ogni eventuale emergenza. La rapidità con cui si verificano fenomeni idrogeologici come quelli di Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo, ripropone altresì la necessità che ogni comune si doti di strumenti di allertamento “in tempo reale” quale può essere ad esempio l’installazione di pluviometri, che inviano un avviso di allerta non appena le piogge vanno oltre una soglia critica, o all’installazione di idrometri in corrispondenza di zone soggette ad allagamento o di aree in frana che al verificarsi di anomalie consentano di trasferire un segnale di avviso con l’obiettivo di assicurare la tempestiva chiusura di strade o di lanciare un “alert” per comunicare alla gente di allontanarsi dai luoghi oggetto di potenziale rischio. È comunque inteso che, in un’epoca di cambiamenti climatici con effetti sul suolo spesso devastanti, la prima attività di prevenzione “non strutturale” deve essere quella della divulgazione dei rischi geologici e dei corretti comportamenti di autoprotezione. Occorre che tale attività inizi dalle scuole con l’obiettivo di rendere ognuno consapevole dei rischi che incombono sui luoghi in cui vive, lavora o transita”.