Dal deserto californiano del Mojave a Grottaglie in Puglia: l’avventura dei voli suborbitali

Con la realizzazione dello spazioporto di Grottaglie, potremo vedere voli suborbitali partire e atterrare in Italia, come ora avviene nel deserto del Mojave
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Con l’aggiudicazione del bando per la progettazione dello spazioporto di Grottaglie, il 13 dicembre l’Italia ha iniziato il percorso che nei prossimi anni dovrebbe portare al primo volo suborbitale che parte e atterra nel nostro Paese. A vincere la gara per la realizzazione dell’infrastruttura e delle aree di volo destinate allo spazioporto, un raggruppamento temporaneo di progettazione che fa capo alla società di ingegneria di Aeroporti di Roma composto da Adr Ingegneria Spa, Proger Spa, Rina Consulting Spa e lo studio architetto Camerana. Si tratta di una commessa per 120 milioni di euro, di cui 40 milioni dovrebbero andare per le opere del primo lotto.  

Nell’insieme, lo spazioporto dovrebbe ricomprendere strutture come un hangar polifunzionale per il ricovero, l’assemblaggio e la manutenzione dei sistemi veicolo, un attrattore culturale con area eventi e un incubatore d’impresa, luogo d’incontro di enti di ricerca e startup. “Immaginare un punto di partenza e di arrivo dell’emozione di un volo, come architetto, è un elemento di fascino infinito; sicuramente il progetto dovrà partire dall’esigenza di comunicare la tecnologia e la leggerezza dei voli spaziali, vincoli e anche opportunità di progettazione”, afferma Benedetto Camerana, l’architetto che fa parte del raggruppamento di imprese che ha vinto la gara. 

I voli suborbitali e Virgin Galactic 

I voli suborbitali sono voli in cui la navicella, pur raggiungendo lo spazio extra atmosferico, non arriva alla velocità – molto più alta – necessaria per entrare in orbita attorno alla Terra. Per farlo occorrerebbe andare a circa 23 volte la velocità del suono, vale a dire più di 27.000 km/h. I più famosi sono quelli che partono dal deserto californiano del Mojave di Virgin Galactic di Richard Branson, uno degli attori della “new space economy”. Con Virgin Galactic, Branson lancia l’idea di turismo spaziale “di massa”, raccogliendo in tempi molto rapidi l’adesione di circa 600 clienti pronti ad acquistare un biglietto al costo di 250.000 dollari per potere superare gli 80 km di altezza e potere così, tra l’altro, farsi nominare astronauta secondo i criteri della US Air Force. 

L’idea nasce nel 2016 quando dietro la sollecitazione dell’allora Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la società torinese, Altec (partecipata da Thales Alenia Space Italia e ASI) firma un accordo con Virgin Galctic di Richard Branson per la sperimentazione dei voli suborbitali. L’obiettivo era di fare dello spazioporto un centro di eccellenza per la ricerca e per eseguire voli sperimentali suborbitali, per l’addestramento astronauti e piloti, scopi didattici e turismo spaziale, utilizzando i velivoli Virgin Galactic.  

Ad oggi non vi è certezza dell’operatore, poiché Virgin Galactic sta nuovamente rinviando l’inizio del servizio commerciale del suo aereo spaziale suborbitale SpaceShipTwo dalla fine del 2022 all’inizio del 2023 a causa di una serie di problemi, mentre precedentemente l’inizio dei voli era stato programmato nel quarto trimestre di quest’anno. Nonostante i ritardi, l’interesse per i voli suborbitali è molto forte. La società ha ora 800 clienti registrati e crede di poterli portare a 1.000 nonostante i prezzi l’anno scorso siano aumentati a 450.000 dollari a volo. Per sapere chi sarà l’operatore dei voli bisognerà dunque aspettare, anche perché dietro l’angolo c’è Sierra Space.  

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