L’Italia è uno dei maggiori partner commerciali dell’Iraq, dove oggi s’è recato il premier Giorgia Meloni, con un interscambio pari a circa 4 miliardi di euro, e occupa il 6° posto in Europa come maggiore importatore e il 12° tra gli esportatori. Recentemente incrementi significativi si sono registrati nell’export di macchine e di materiale elettrico, di ferro e di acciaio, di strumenti di ottica, di controllo, e di precisione in ambito medico-chirurgico.
Dall’altra parte, anche l’import iracheno è aumentato considerevolmente, soprattutto nei settori dei combustibili minerali, delle sostanze bituminose e delle macchine. Ma, fortemente nelle mire di Usa e Cina, l’Iraq è soprattutto un ‘atout‘ mondiale per le riserve energetiche.
L’Energia
L’Iraq esporta una media di 4 milioni di barili di petrolio (è il quarto produttore al mondo) e conta di incrementare la propria produzione ad oltre 7 milioni di barili al giorno nel medio termine. Le sue riserve petrolifere, da stime OPEC, ammontano a 142,5 miliardi di barili. L’Iraq ha anche riserve di gas stimate a 3,2 miliardi di metri cubi oltre ad essere ricco di minerali (zolfo, fosfati e ferro). Il Paese ha un enorme bisogno di investire nel settore dell’energia elettrica e del gas, soprattutto per rispondere alla crescente domanda interna di energia. Nei piani del Governo vi è la costruzione di un importante gasdotto che dovrebbe essere destinato in primo luogo a uso interno: il consumo iracheno negli ultimi trent’anni, secondo le stime della International Energy Agency (IEA) è infatti quadruplicato. Con una stabilità politica interna, il consumo interno del Paese potrebbe, nel giro di pochi anni – secondo le stime – spiccare un balzo in avanti, cui l’Iraq non potrà far fronte se non supportato dalle grandi compagnie e industrie operanti nel settore. Inoltre, il ministero dell’Elettricità è impegnato in un piano di incremento delle capacità di produzione e distribuzione dell’elettricità nei vari governatorati, compresa la capitale, Baghdad.
Le relazioni diplomatiche tra Italia e Iraq
Le relazioni diplomatiche tra l’Iraq e l’Italia vennero stabilite a seguito dell’adesione dell’Iraq alla Società delle Nazioni, nel periodo monarchico iracheno durante gli anni trenta del secolo scorso. Risalgono precisamente all’anno 1931, quando l’Italia prese l’iniziativa di aprire un proprio consolato a Baghdad, nominandone a capo il diplomatico italiano Guglielmo Rulli. A seguito dell’adesione dell’Iraq alla Società delle Nazioni il 4 ottobre 1932, anche l’Iraq aprì un proprio ufficio diplomatico a Roma, designandone come capomissione il diplomatico iracheno Muzahim Al-Pachachi, che in seguito diventerà Ministro degli Esteri iracheno. Le relazioni diplomatiche si interruppero durante l’era mussoliniana a partire dal 1935, per essere nuovamente ristabilite alla fine della II Guerra Mondiale nel 1945. La cooperazione bilaterale tra l’Italia e l’Iraq è in costante crescita sia a livello istituzionale che tra le rispettive popolazioni. Gli ultimi anni hanno visto l’apertura di un Consolato Onorario d’Italia a Bassora e di un Consolato Generale ad Erbil nel 2014, oltre alle Ambasciate dei due Paesi a Baghdad e a Roma.
Le relazioni bilaterali tra Italia e Iraq
La realtà delle relazioni bilaterali e il loro sviluppo nel corso degli anni passati hanno compreso settori e campi variegati, tra cui quello militare, di sicurezza e di intelligence; il settore energetico e petrolifero; i trasporti, le infrastrutture e la manutenzione della diga di Mosul; il sostegno umanitario, culturale e accademico attraverso il sostegno e il finanziamento di progetti di cooperazione bilaterali in partenariato con il Governo iracheno, le amministrazioni locali e le istituzioni della società civile, oltre al sostegno di progetti e programmi ONU, internazionali e multilaterali, e di altri in partenariato con l’ONU e con la UE, dedicati agli sfollati e al sostegno di progetti per la stabilizzazione delle aree liberate dall’organizzazione terroristica Daesh/ISIS, e l’empowerment delle componenti minoritarie, della donna, dei giovani e il dialogo interreligioso e interculturale. Nel campo culturale, la cooperazione spazia dalla ricostruzione dei musei al sostegno dei settori legati alla conservazione dei siti e dei reperti archeologici, le missioni di scavo e la cooperazione accademica tra le università italiane e irachene.
La diga di Mosul
Probabilmente, la più importante delle collaborazioni in campo infrastrutturale è il contributo dell’Italia per i lavori di manutenzione della Diga di Mosul (2016-2019) da parte della società italiana Trevi. Il progetto si è sviluppato in una grande cooperazione nel campo della sicurezza con lo spiegamento di una forza militare italiana per respingere qualsiasi possibile attacco da parte dell’organizzazione terroristica Daesh/ISIS contro la diga, e per proteggere gli operatori e i tecnici impegnati nei lavori di riqualificazione. Fu costituita una forza militare italiana composta da 500 militari, conosciuta come “Task Force Praesidium“, ovvero “avamposto di guardia“; è da ricordare che la diga di Mosul venne occupata per un breve periodo dall’organizzazione terroristica Daesh/ISIS nel 2014, e venne successivamente liberata dalle forze Peshmerga in collaborazione con la Coalizione Internazionale, per impedire l’orribile prospettiva che tali dighe potessero essere utilizzate dai terroristi per allagare intere città.
Il sostegno alle forze militari irachene
Oltre a partecipare e a guidare la ‘Nato Mission’, l’Italia è anche il secondo Paese per numero di addestratori militari, contribuendo a sostenere le nostre Forze di Sicurezza irachene nel campo dell’addestramento attraverso la task force dei Carabinieri nella formazione, nei diversi campi, del personale militare locale cui è affidata la gestione delle aree liberate. Le attività delle Forze militari italiane in Iraq hanno contribuito a rafforzare la sicurezza dei civili e hanno fornito alle Forze Armate irachene mezzi di contrasto contro diverse tipologie di minacce. L’Italia ha, inoltre, avuto un ruolo importante nell’offrire programmi di addestramento per le Forze irachene tramite la NATO all’interno delle basi irachene