Gli squali nello Stretto di Messina sono predatori di passaggio, raramente stanziali. Gli squali predatori principali occupano i livelli trofici più alti nella rete trofica marina e svolgono un importante ruolo ecologico e biologico nei nostri oceani. Effettuano un controllo dall’alto verso il basso sulle specie di prede dai livelli trofici inferiori. Generalmente, gli squali opportunisti si nutrono di altri squali, tartarughe, tonni, pesci spada e mammiferi marini.
Questi predatori hanno la capacità di prevedere la potenziale direzione del cibo e cambiare le tecniche di foraggiamento in risposta a un temporaneo aumento dell’abbondanza di prede. Il loro comportamento predatorio opportunistico è migliorato dalla capacità di seguire segnali chimici, stimoli di angoscia della preda e fluidi corporei (cioè sangue) nell’acqua. Come noto, gli animali in difficoltà o in pericolo di solito rilasciano nell’acqua sostanze chimiche e indizi di allarme, attirando i predatori.
Lo studio sugli squali nello Stretto di Messina
Un recente studio mette in luce, in un arco temporale di sei anni, l’impatto di questi predatori sulle attività di pesca. Gli eventi predatori si sono concentrati principalmente su pescespada di grosse dimensioni (peso superiore a 60kg). Fondamentali, oltre alle immagini scattate dai ricercatori, sono state le testimonianze dei pescatori sulle interazioni tra squali e pescato.
Segni di morsi di squalo sono stati osservati su pesci spada arpionati nel periodo 2014-2020, con diversi danni alle catture. La maggior parte degli eventi di predazione si è concentrata su grandi pesci spada, di peso superiore a 60 kg. I dati sulle osservazioni dirette sono stati implementati da interviste e questionari ai pescatori, sulla loro conoscenza locale della pesca e dell’ecologia. I pescatori hanno fornito ulteriori dati sulle interazioni tra squalo e arpione. Hanno inoltre fornito informazioni sulle catture accessorie, come il tonno rosso.
I risultati suggeriscono che gli squali che migrano attraverso lo Stretto di Messina sono occasionalmente attratti da prede ferite. Questo, grazie alla loro capacità di rilevare segnali chimici, stimoli di sofferenza dei pesci e fluidi corporei nell’acqua. Inoltre, le indagini dei ricercatori hanno mostrato un aumento nel tempo degli attacchi di squali sui pesci arpionati. La causa è da addurre ad un aumento delle catture di pesce spada arpionato. Ciò potrebbe essere correlato agli effetti del divieto delle reti da posta derivanti imposto dai regolamenti europei negli ultimi decenni.
Risultati
Complessivamente, tra il 2014 e il 2020 sono stati documentati direttamente sette casi di attacchi di squali a pesce spada arpionato. L’analisi dei segni di morsi sulle catture è stata attribuita agli squali in base al loro aspetto. Gli attacchi di squali si sono concentrati principalmente su pesci spada più grandi di 60-80 kg. Il predatore, però, non è mai stato osservato direttamente dai pescatori durante gli attacchi. Infatti, dopo essere stato arpionato, il pesce spada si sposta solitamente dalle acque superficiali a quelle più profonde, impiegando un tempo variabile nel tentativo di fuga, prima di stancarsi o morire. In generale, è stato osservato un grande segno di morso sul corpo del pesce spada, sebbene in un caso fossero evidenti più segni di morso.
Analizzando le informazioni ottenute sia da osservazioni dirette che da questionari è emerso che gli attacchi si sono concentrati sulla parte centrale del corpo del pesce spada. Sulla base di questi risultati, i ricercatori prevedono di aumentare in futuro il monitoraggio di questi fenomeni e interazioni. Lo scopo è quello di comprendere se gli attacchi sono dovuti a incontri occasionali con squali migratori o a specie residenti. Il tutto servirà inoltre per comprendere ulteriormente questo comportamento opportunistico degli squali.