Il campanello d’allarme era già scattato qualche anno fa, quando fu individuato, per la prima volta in Italia, il “poligono del Giappone”, nome comune della Reynoutria japonica, pianta infestante altamente invasiva. L’allarme è ora diventato un autentico pericolo, perché il poligono del Giappone ha fatto la sua comparsa nel fiume Arno a Subbiano ed in Casentino, diffondendosi in altri alvei delle province di Arezzo e di Firenze.
“Per ora si tratta di nuclei limitati – precisa Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – ma ad essere minacciato, in una stagione già idrologicamente difficile, sono l’equilibrio ecologico e la sicurezza idraulica di uno dei più importanti corsi d’acqua italiani”.
Attualmente i rinvenimenti più significativi sono in affluenti di destra dell’Arno: il torrente Resco, il torrente Faella, il borro di Cerberesi, il borro di Riofi delle Cave, il borro di Sant’Antonio, il borro Montemarciano, il torrente Ciuffenna, il borro del Tasso.
“Nell’Alto Valdarno, la specie aliena ha ormai conquistato 25 chilometri di sponde, rese più instabili dalla presenza della pianta, che condiziona fortemente gli interventi di ordinaria manutenzione idraulica: aumentano infatti i tratti, su cui gli sfalci vengono sospesi e rimandati alla fine della stagione vegetativa della pianta, prolungata dalle temperature anomale, per provare a contenerne la propagazione,” spiega Francesco Lisi, Direttore Generale del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno.
Pur ricadendo nella lista IUCN delle 100 peggiori specie alloctone, nonché nella lista di piante aliene, stilata dall’Organizzazione Europea e Mediterranea per la Protezione delle Piante (EPPO) già nel 2004, il poligono del Giappone non è ancora stato inserito negli elenchi comunitari delle specie invasive.
“La mancanza di linee guida nazionali e regionali per il contrasto a questa specie infestante ci espone al pericolo di una sua continua espansione lungo il reticolo idrografico, creando notevoli problemi al corretto deflusso delle acque, con impatti pesanti sui costi di gestione idraulica e sulla conservazione degli ecosistemi fluviali. D’altronde, le esperienze maturate in altri Paesi europei confermano l’utilità di intervenire tempestivamente con un’adeguata strategia di contenimento,” evidenzia Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Nasce così la decisione dell’ente consortile Alto Valdarno di chiedere, in collaborazione con l’Unione dei Comuni del Pratomagno, un intervento urgente della Regione Toscana per definire le misure operative, necessarie a limitare la diffusione della pianta infestante.
“In attesa di indicazioni regionali, abbiamo applicato le soluzioni operative, già sperimentate in altri territori per evitare la diffusione della specie e chiediamo ai cittadini di essere nostri alleati in questa complessa battaglia: al proposito, abbiamo realizzato e diffuso un vademecum per il riconoscimento ed il corretto contrasto al poligono del Giappone; si tratta di regole ed attenzioni, che dovrebbero essere applicate anche negli spazi privati,” conclude Serena Stefani, Presidente del Consorzio di bonifica 2 Alto Valdarno.