Il programma Globe at Night, condotto dal NoirLab della Fondazione Nazionale della Scienza (Nsf) degli Stati Uniti, ha lanciato l’allarme: il cielo stellato sta scomparendo a causa dell’inquinamento luminoso, lo stiamo perdendo a un ritmo più veloce del previsto, compreso fra circa il 7% e il 10% l’anno.
“Se l’inquinamento luminoso dovesse aumentare a questi ritmi, un bambino nato oggi in un luogo dove sono visibili 250 stelle, al suo 18° compleanno ne potrà vedere solo 100,” ha spiegato Christopher Kyba, primo autore dello studio pubblicato su Science.
Nella ricerca sono stati arruolati astronomi dilettanti e professionisti, complessivamente 51.351 in tutto il mondo, attivi in 19.262 località, delle quali 3.699 in Europa e 9.488 in Nord America, che hanno controllato l’andamento dell’inquinamento luminoso dal 2011 al 2022. E’ emerso che in Europa il disturbo delle luci avanza del 6,5% l’anno e negli Stati Uniti del 10,4%.
Nei cieli notturni, in particolare in quelli europei e nordamericani, si può facilmente notare un manto luminoso costante, lo “skyglow”, che blocca quasi completamente la vista della volta celeste. Si tratta di una forma di inquinamento dovuto alle luci artificiali e che può avere effetti anche sui ritmi naturali di veglia e sonno e sulla ricerca astronomica. L’inquinamento luminoso, infatti, ha molti effetti dannosi, non solo sulla pratica dell’astronomia. Ha anche un impatto sulla salute umana e sulla fauna selvatica, poiché interrompe la transizione ciclica dalla luce solare alla luce stellare con cui si sono evoluti i sistemi biologici. Inoltre, la perdita di stelle visibili è una grave perdita del patrimonio culturale umano. Fino a tempi relativamente recenti, gli esseri umani nel corso della storia hanno avuto una visione impressionante del cielo notturno stellato, e l’effetto di questo spettacolo notturno è evidente nelle culture antiche, dai miti che ha ispirato alle strutture che sono state costruite in allineamento con i corpi celesti.
Lo studio rileva che il cielo si illumina più rapidamente nei Paesi in via di sviluppo, dove le osservazioni satellitari indicano che la prevalenza dell’illuminazione artificiale sta crescendo a un ritmo più elevato. Lo studio indica un aumento della luminosità del cielo del 9,6% all’anno nell’ultimo decennio. Questo è molto maggiore dell’aumento globale di circa il 2% all’anno della luminosità della superficie misurato dai satelliti. “Questo dimostra che i satelliti esistenti non sono sufficienti per studiare come sta cambiando la notte della Terra”, ha detto Kyba. “Abbiamo sviluppato un modo per ‘tradurre’ le osservazioni Globe at Night della visibilità delle stelle fatte in luoghi diversi di anno in anno in tendenze a livello continentale del cambiamento della luminosità del cielo. Ciò dimostra che Globe at Night non è solo un’interessante attività di sensibilizzazione, è una misurazione essenziale di una delle variabili ambientali della Terra”.
I satelliti esistenti non sono adatti a misurare lo skyglow come appare agli esseri umani, perché non ci sono strumenti attuali che monitorano l’intera Terra in grado di rilevare lunghezze d’onda inferiori a 500 nanometri, che corrispondono al colore ciano o blu verdastro. Le lunghezze d’onda più corte, tuttavia, contribuiscono in modo sproporzionato allo skyglow, perché si disperdono più efficacemente nell’atmosfera. I LED bianchi, ormai sempre più utilizzati nell’illuminazione per esterni ad alta efficienza, hanno un picco di emissione compreso tra 400 e 500 nanometri. “Poiché gli occhi umani sono più sensibili a queste lunghezze d’onda più corte di notte, le luci a LED hanno un forte effetto sulla nostra percezione della luminosità del cielo”, ha affermato Kyba. “Questo potrebbe essere uno dei motivi alla base della discrepanza tra le misurazioni satellitari e le condizioni del cielo riportate dai partecipanti al Globe at Night”.