INGV, i meccanismi focali alla Mediterranean Geoscience Conference

Alla Mediterranean Geoscience Conference, Maria Grazia Ciaccio (INGV) ha portato un lavoro sull’aggiornamento del catalogo dei meccanismi focali dei terremoti avvenuti in Italia a partire dal 2015
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“Sulla scia dell’AGU, American Geophysical Union Fall Meeting, la conferenza internazionale che da più tempo riunisce migliaia di geofisici da ogni parte del mondo (la prima edizione fu organizzata nel 1920 a San Francisco), e dell’EGU, ovvero la European Geophysical Union, nel 2021 nasce il MedGU cioè il Mediterranean Geosciences Union con l’intento di riunire la comunità geofisica mediterranea”. Lo scrive Maria Grazia Ciaccio (INGV – Osservatorio Nazionale Terremoti) in un articolo pubblicato sul blog INGVterremoti. La Mediterranean Geoscience Conference quest’anno è ospitata dalla città di Marrakech, in Marocco.

Il lavoro portato al Convegno da Ciaccio “è l’aggiornamento del catalogo dei meccanismi focali calcolati con le prime polarità (cioè con le polarità dei primi arrivi delle onde sismiche, ovvero delle fasi P, Figura 1) dei terremoti avvenuti in Italia a partire dal 2015 con magnitudo M≥4.0″, scrive l’esperta.

polarità onde sismiche
Figura 1 – Le polarità delle prime onde sismiche che arrivano e vengono registrate da una stazione sismica: le onde P

Un meccanismo focale è un simbolo grafico che aiuta a capire che tipo di movimento si è verificato durante un terremoto e l’orientamento della faglia lungo la quale è avvenuto lo spostamento. La ricerca è stata condotta insieme al Gruppo di Lavoro del Bollettino Sismico Italiano di Emergenza (BSI Emergency Working Group, nato nel 2015), un gruppo di persone che si attiva nei giorni immediatamente successivi all’accadimento di un terremoto con magnitudo M≥3.5 per migliorare la prima localizzazione effettuata nella Sala di Sorveglianza Sismica, e per calcolare i meccanismi focali quando la magnitudo è M≥4.0 oppure con magnitudo inferiori in aree di particolare interesse.

Il BSIEWG rivede manualmente i terremoti di magnitudo ML≥3.5 nei primi giorni dopo l’evento; i pickings delle fasi P ed S vengono controllati visivamente per migliorare i tempi di arrivo, per rivedere accuratamente le polarità del primo arrivo, o per includerne di nuove.

La scelta di compilare un catalogo dei meccanismi focali con le Prime Polarità nasce da una motivazione principale, ovvero come integrazione delle informazioni relative allo stile generale di deformazione fornite dal momento tensore, la robusta metodologia di calcolo, definita con la sigla RCMT o TDMT, proveniente dal tensore momento sismico, ovvero dalla completa descrizione della grandezza del terremoto e della geometria della sorgente sismica. Le Prime Polarità, infatti, descrivono le fasi iniziali della rottura di una faglia, la prima parte della sorgente sismica che può o meno essere rappresentativa dell’intero processo della sorgente di un terremoto, mentre al contrario la soluzione del momento tensore rappresenta un processo medio. Le Prime Polarità inoltre, ci permettono di ottenere informazioni sui terremoti di magnitudo inferiore, fornendo per esempio informazioni sullo stato di sollecitazione attorno a una faglia anche quando i terremoti di forte entità sono assenti.

Da gennaio 2015 a ottobre 2022, in Italia sono stati registrati 134 terremoti di magnitudo M≥4.0 (vedi Figura 2): 122 di questi terremoti sono presenti nel nostro catalogo, calcolati con il programma FPFIT (Reasenberg and Oppenheimer, 1985).

meccanismi focali terremoti italia 2015-2022
Figura 2 – Meccanismi focali calcolati per gli eventi sismici registrati dal 2015 a ottobre 2022. A: zona dove si è verificata la sequenza sismica Amatrice-Visso-Norcia del 2016-2018 durante la quale sono stati registrati 5 terremoti con M≥5.0. I colori indicano le diverse profondità ipocentrali.

Si può osservare una variabilità spaziale dello stile di fagliazione che riflette la complessa tettonica attiva della regione italiana. E’ presente, per esempio, l’accoppiamento estensione-compressione tra la zona di estensione attiva della catena nord appenninica, orientata approssimativamente perpendicolarmente all’asse della catena, e le strutture compressive sepolte della Pianura PadanaFaglie strike-slip sono presenti nella regione compresa tra la zona assiale appenninica e il promontorio pugliese-garganico, mentre l’offshore tirrenico calabrese è caratterizzato da deformazione estensionale attiva.

Abbiamo inoltre calcolato i meccanismi focali di terremoti con magnitudo inferiore a 4 in alcune zone di particolare interesse tra cui Montecilfone (CB) e la Costa ionica (vedi (Figura 3 e Figura 4, rispettivamente)”, spiega Ciaccio.

Montecilfone 2018 e Molise 2002

Il 2018 ha visto il verificarsi della sequenza sismica nella zona di Montecilfone a ovest del  Promontorio del Gargano, iniziata il 25 aprile con un evento sismico di magnitudo Mw 4.3, e culminata il 16 agosto con un evento di magnitudo Mw 5.1 avvenuto a 21 km di profondità. Tutte le soluzioni focali calcolate (12 meccanismi di terremoti con magnitudo M≥3.0) indicano un meccanismo di tipo strike-slip destro, con piani subverticali orientati principalmente NS ed EW. Si può quindi ipotizzare che il sistema Est-Ovest di faglie trascorrenti profonde attivato dalla sequenza del 2018, non solo tagli la parte superiore della Piattaforma Esterna Apula, ma che possa anche rappresentare il prolungamento occidentale delle strutture attive note come Faglia di Mattinata-Faglia di Apricena.

meccanismi focali terremoti sequenze montecilfone 2018 e molise 2022
Figura 3 – (Box B in Figura 2) Meccanismi focali dei terremoti più forti della sequenza sismiche di Montecilfone 2018 (in alto, Ciaccio et al., 2021) e del Molise 2002 (in basso, RCMT): le stelle verdi indicano i terremoti di magnitudo M≥3.0; le stelle gialle terremoti di magnitudo M≥4.0; le stelle rosse terremoti di magnitudo M≥5.0. I cerchi verdi indicano i terremoti rilocalizzati del Molise 2002 (Chiarabba et al., 2005).

Si osserva la forte analogia con l’importante sequenza sismica del Molise 2002: entrambe hanno le stesse  profondità ipocentrali, meccanismi focali, e orientamento delle faglie. Le due sequenze di Montecilfone 2018 e Molise 2002 possono quindi essere considerate espressioni di uno specifico contesto sismotettonico che caratterizza quell’ampia regione dell’Italia meridionale che si estende tra la zona esterna dell’Appennino e il promontorio pugliese”, scrive ancora l’esperta INGV.

Gli sciami del 2020 lungo la Costa ionica calabrese

Nel corso dell’anno 2020, sono stati registrati dalla Rete Sismica Nazionale (RSN), circa 100 terremoti lungo l’area della Costa ionica calabrese, vicino alle città di Crotone e Cirò (Figura 4). Questi eventi sismici si sono verificati come sciami e sequenze sismiche con magnitudo massima ML3.9, Mw4.0. Nel catalogo dei terremoti italiano CPTI15 (Rovida et al., 2020, 2022), in quest’area offshore non sono presenti eventi sismici di elevata magnitudo, probabilmente a causa della posizione geografica: le aree costiere, infatti, sono state meno abitate in passato. Ma anche nelle più recenti analisi di sismicità strumentale, la configurazione della rete sismica presente solo nell’entroterra ha limitato la possibilità della registrazione di terremoti avvenuti con epicentri in mare o lunga la costa. Terremoti medio-forti sono segnalati nell’immediato entroterra, come i terremoti del 1638 (Mw 7.1 e 6.8) e del 1832 (Mw 6.7).

Meccanismi focali terremoti sciami Costa ionica calabria 2020
Figura 4 – (Box C in Figura 2) Meccanismi focali dei terremoti più forti degli sciami sulla Costa ionica del 2020; le stelle rosse indicano i terremoti di magnitudo M≥2.9 (Ciaccio et al., 2022); i cerchi indicano gli epicentri dei terremoti (ISIDe Working Group, 2007) registrati nel 2020 colorati in base alla profondità ipocentrale, mentre i quadrati neri indicano gli epicentri della sismicità storica (M≥4).

La sismicità del 2020 è allineata lungo una direzione ENE-OSO, per oltre 10 km, quasi perpendicolare alla costa, tra 13 e 20 km di profondità presso Cirò Marina, e tra 18 e 24 km intorno alla città di Crotone. I terremoti più forti sono associati principalmente a meccanismi di faglia trascorrente destra con componenti oblique o meccanismi di compressione. Questi terremoti saranno oggetto di ulteriori approfondimenti”, spiega ancora Ciaccio.

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