Se la notte rivolgiamo lo sguardo a Nord, possiamo individuare in breve tempo la famosa costellazione di Cassiopea, la “W” rovesciata. Una volta che i nostri occhi avranno individuato le 5 stelle luminose nella nota forma familiare, diventa impossibile non vederle, non solo perché sono molto riconoscibili, ma perché si tratta si una costellazione circumpolare, cioè ruota attorno alla stella polare, e quindi è quasi sempre nel cielo notturno dell’emisfero settentrionale. Insomma, se una sesta stella luminosa apparisse all’improvviso ce ne accorgeremmo.
Questo è esattamente quanto è accaduto nell’anno 1181, quando gli astronomi in Cina e Giappone hanno ammirato una “guest star” nella costellazione di Cassiopea per 185 giorni. Dopodiché è svanita per sempre. “La guest star era così brillante che 3 gruppi separati in Cina l’hanno osservata entro un paio di giorni l’uno dall’altro ed è stata vista anche in Giappone,” ha affermato Robert Fesen, professore di fisica e astronomia al Dartmouth College di Hanover, nel New Hampshire, e autore principale di un articolo che sarà pubblicato su Astrophysical Journal Letters. “Per gli antichi, il cielo era la tv, quindi avrebbero notato facilmente e sicuramente registrato l’improvvisa apparizione di una nuova stella luminosa nei cieli“.
Improvvisa apparizione nella costellazione di Cassiopea
Cos’era? Quasi certamente si è trattato di una supernova, di una stella che esplode, o di una collisione tra due stelle, qualcosa di incredibilmente raro da osservare. In effetti, nel corso della storia umana sono state osservate solo 9 di queste “guest star“, la maggior parte delle quali nell’antichità.
Finalmente sembra che sia stata trovata la fonte di quella guest star 842 anni fa. Annunciata e mostrata da Fesen durante la 241ª riunione dell’American Astronomical Society, una nuova immagine telescopica mostra uno spettacolo pirotecnico di filamenti che si irradiano da una stella molto strana al centro di un oggetto chiamato Pa 30 nella costellazione di Cassiopea.
“Non ho mai visto nessun oggetto – e certamente nessun resto di supernova nella galassia della Via Lattea – che assomigli a questo e nemmeno nessuno dei miei colleghi,” ha detto Fesen. “Per gli antichi astronomi, la nuova stella sarebbe stata luminosa quasi quanto, o più luminosa, di Vega, la quinta stella più luminosa del cielo vista dalla Terra“.
La nebulosa Pa 30
Pa 30 è una nebulosa ed è nota da anni. In effetti, è stata osservata per la prima volta nel 2013 dall’astronomo dilettante e coautore Dana Patchick, ma era stata raffigurata solo una volta come oggetto molto debole e diffuso. È una regione densa di gas illuminato, polvere e altra materia. La ricerca conferma che Pa 30 è davvero la fonte della supernova osservata nel 1181.
Attualmente in espansione, i ricercatori sono stati in grado di riavvolgere l’orologio cosmico per confermare che, sì, la sorgente sarebbe esplosa nel 12° secolo. “Le nostre nuove osservazioni pongono un vincolo molto più stretto sull’oggetto con un’età di espansione di circa 850 anni, che coincide coi resti della guest star del 1181,” ha detto Fesen.
Un altro elemento cruciale: questa nuova ricerca rivela che Pa 30 è ricca di zolfo e argon e non contiene praticamente idrogeno o elio. Ciò è stato rivelato utilizzando nuovi filtri sensibili allo zolfo del telescopio Hiltner da 2,4 metri presso l’Osservatorio MDM adiacente al Kitt Peak National Observatory, in Arizona, da cui sono state realizzate tre nuove esposizioni di 2.000 secondi di Pa 30.
Pa 30 è stata oggetto di numerosi studi nell’ultimo decennio, ma la rivelazione dei suoi elementi principali è la prova schiacciante che si tratta, in realtà, probabilmente, del risultato di una collisione tra due stelle nane bianche.
Una stella nana bianca è ciò che un giorno diventerà il nostro Sole: si tratta di stelle deboli ed estremamente dense non più grandi del nostro pianeta ma contenenti la massa della stella simile al Sole. Si pensa che le collisioni di stelle nane bianche a volte causino esplosioni di supernova.
“Le nostre immagini più profonde mostrano che Pa 30 non è solo bella, ma ora che possiamo vedere la vera struttura della nebulosa, possiamo indagare sulla sua composizione chimica e su come la stella centrale abbia generato il suo straordinario aspetto, quindi confrontare queste proprietà con le previsioni di specifici modelli di rare fusioni di nane bianche“, ha detto Fesen. “Questi resti consentiranno agli astronomi di studiare un tipo di supernova particolarmente interessante che fino ad ora potevano osservare solo sulla base di modelli teorici ed esempi in galassie lontane“.