Leggendo i titoli di giornali e televisioni, sembra che la ‘fine del mondo’ dovuta ai cambiamenti climatici sia vicina. Ma è davvero così? “Il cambiamento climatico ci sta già uccidendo”, ha dichiarato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in vista della Conferenza COP 27 delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. “Bassi livelli di inquinamento atmosferico più letali di quanto si pensasse in precedenza“, si è lamentata la McGill University. E questi sono solo alcuni tra i tanti esempi che si potrebbero fare in merito.
La maggior parte delle persone accetta senza dubbio che il cambiamento climatico, l’inquinamento atmosferico e la deforestazione siano problemi molto reali che dovremmo prendere sul serio. A spiegare come stanno le cose è Cameron English, direttore delle scienze biologiche presso l’American Council on Science and Health. English è anche scrittore, editore e co-conduttore del podcast Science Facts and Fallacies. “Ciò di cui la gente non si rende conto, tuttavia, è che il mondo ha preso sul serio questi problemi e, di conseguenza, ha compiuto progressi significativi verso la loro soluzione. Questa osservazione ci porta a una conclusione importante ma spesso trascurata: la crescita economica e l’innovazione tecnologica stanno rendendo il nostro pianeta un luogo più pulito e sicuro in cui vivere“, sostiene il ricercatore.
Clima: l’inquinamento è in picchiata
“Tra il 1970 e il 2020”, secondo la US Environmental Protection Agency (EPA) , “le emissioni combinate dei sei inquinanti comuni sono diminuite del 78%“. Tendenze simili sono state osservate anche in altre nazioni sviluppate. Tra il 1970 e il 2016, il Regno Unito ha ridotto del 60% le emissioni di tutti gli inquinanti atmosferici ad eccezione dell’ammoniaca. La tendenza è evidente per chiunque osservi attentamente le prove. I dottori Hannah Ritchie e Max Roser hanno utilmente riassunto la situazione per Our World in Data nel 2019: “Ciò che diventa chiaro è che, lungi dall’essere la più inquinata della storia recente, l’aria in molti paesi ricchi oggi è più pulita di quanto non sia stata per decenni“.
Ovvio che ci sia ancora altro lavoro da fare per mitigare gli effetti del clima. Molti paesi in via di sviluppo devono ancora acquisire le risorse necessarie per investire in misure di riduzione dell’inquinamento. Queste nazioni si concentrano principalmente sull’innalzamento del proprio tenore di vita, ottenendo ad esempio l’accesso a cibo abbondante e forniture energetiche. Ma man mano che le loro economie si svilupperanno, otterranno sia i mezzi che il desiderio di affrontare l’inquinamento atmosferico. Questo modello è stato osservato in paesi di tutto il mondo, precisa English.
Più cibo su meno terra
Uno dei modi migliori per far uscire una nazione dalla povertà opprimente è aumentare la sua produttività agricola. L’introduzione di varietà di colture ad alto rendimento durante la Rivoluzione Verde, guidata dal fitopatologo Norman Borlaug, ha dimostrato come funziona questo fenomeno. Secondo uno studio del luglio 2021, le colture migliorate sviluppate tra il 1965 e il 2010 hanno aumentato la produzione alimentare di oltre il 40%. In questo modo il mondo ha risparmiato ben 83 trilioni di dollari.
E in tema di impatto ambientale dell’agricoltura, gli autori dello studio non hanno dubbi: “Il nostro documento fa anche luce su una preoccupazione, spesso espressa in letteratura, secondo cui i miglioramenti della produttività agricola porterebbero ulteriore terra all’agricoltura a scapito delle foreste e di altri usi del suolo di valore ambientale. Troviamo prove del contrario. La Rivoluzione Verde tendeva a ridurre la quantità di terra dedicata all’agricoltura“. In quest’ottica basti pensare, ad esempio, che dal 1961 i terreni agricoli sono aumentati solo del 7%, mentre la popolazione mondiale è esplosa, aumentando di quasi il 150%.
E il cambiamento climatico?
Il clima, ovviamente, conta. Le emissioni di gas serra (GHG) sono aumentate negli ultimi decenni, il che ha portato OMS e altri a mettere in guardia sull’impatto sulla salute pubblica di ondate di calore, incendi e altri disastri naturali causati dal riscaldamento globale. Secondo i dati raccolti da English, però, le proiezioni di disastri che così spesso fanno notizia non sono al passo con le prove. “Per prima cosa, il miglioramento delle infrastrutture (come l’aria condizionata diffusa) ha contribuito a prevenire molti decessi legati alle condizioni meteorologiche. Anche le morti dovute a disastri naturali sono crollate più in generale: un secolo fa, i disastri naturali uccidevano comunemente più di un milione di persone all’anno. Oggi, quella cifra oscilla tra 10.000 e 20.000 morti all’anno“.
Ricerche recenti hanno dimostrato che i combustibili fossili hanno generato molte meno emissioni di gas serra di quanto previsto dai modelli climatici comunemente usati. Si tratta di una divergenza che “diventerà solo più grande nei prossimi decenni“, ha spiegato il ricercatore climatico Roger Pielke, Jr. nel novembre 2020. Ciò significa che lo scenario climatico peggiore diventa “sempre più inverosimile ogni anno che passa“, come hanno spiegato i climatologi Zeke Hausfather e Glen Peters quello stesso anno sulla rivista Nature.
E proprio grazie a questi risultati il New York Times, nell’ottobre 2022, scriveva: “Grazie al sorprendente calo del prezzo delle energie rinnovabili, a una mobilitazione politica veramente globale, a un quadro più chiaro del futuro energetico e a una seria attenzione politica da parte dei leader mondiali, abbiamo quasi dimezzato il riscaldamento previsto in soli cinque anni“.
Clima Vs. Uomo
Secondo Cameron English tutto ciò porta alla conclusione, come osservato dall’economista Julian Simon, che l’ingegno umano è la risorsa fondamentale. In barba ai cambiamenti del clima. “Abbiamo sempre affrontato gravi minacce al nostro benessere, ma siamo anche molto bravi a sviluppare soluzioni a lungo termine a questi problemi. In un mondo pieno di cattive notizie, questo è un fatto che vale la pena celebrare“, conclude English.