Agricoltura di precisione, l’importanza del capitale umano

Agricoltura 4.0: necessario investire sul capitale umano per l'agricoltura di precisione
MeteoWeb

In un intervista recente Marco Vieri, professore ordinario di Meccanica Agraria, dell’Università di Firenze in occasione della Fieragricola TECH ha sottolineato come le imprese agricole medie,  che hanno dai 50 ai 100 dipendenti, di tipo ad indirizzo orticolo o con indirizzo cerealicolo sopra i 300 ettari investono ogni anno sull’introduzione di trattori e di nuovi macchinari, per migliorare la produttività, ma non investono con altrettanto slancio sul capitale umano.

Questo crea un disallineamento delle nostre PMI rispetto agli altri Paesi Europei: la formazione nelle imprese agricole può migliorare le performances e può aumentare a livello qualitativo la raccolta agricola. Occorre pianificare un investimento inoltre per favorire l’introduzione della digitalizzazione in concomitanza con l’implementazione di strumentazioni tecnologiche per un’agricoltura 4.0.

Fieragricola TECH è stato un evento, svoltosi a Verona Fiere, quest’anno alla prima edizione, dedicato alle tecnologie, alla digitalizzazione, alle energie rinnovabili, alla smart irrigation.

Il Professor Vieri ha illustrato come già in uno studio del 2016 che è una pietra miliare sull’ smart agricoltura in Europa, si prevedeva che essa sarebbe cresciuta del 12% ogni anno. Di fatto, a seconda delle zone, in Italia la media dell’adozione dell’agricoltura di precisione è tra l’1% e il 3%. Di più: oggi siamo al 32° anno dal lancio dell’agricoltura di precisione, presentata nel 1991 dal professor John Schueller dell’Università della Florida, al quale ha fatto seguito nel 1997 a Warwick, nel Regno Unito, il primo congresso europeo sull’agricoltura di precisione promosso dalle associazioni di ingegneria agricola EurAgEng e Cigr.

Indubbiamente qualcosa non è andato come nelle previsioni. In Italia convivono due fenomeni contrapposti: da un lato abbiamo grandi aziende o grandi contoterzisti che adottano la smart agricoltura, ma non riescono ad accontentare i committenti, che inspiegabilmente talvolta non dimostrano un reale interesse alla sostenibilità, mentre dall’altro lato ci troviamo di fronte a miriade di PMI, dove l’agricoltura di precisione rappresenta un dato pari a meno del 2% dell’intera attività.

L’Italia purtroppo si colloca nelle posizioni più basse, a pari merito con la Grecia. La Spagna è molto più avanti così come molte altre nazioni europee. Gli ostacoli per un’opportuna diffusione dell’agricoltura 4.0 sono svariati: è da evidenziare come ci sia in primis un problema di percezione: la generazione dei boomers non comprende l’importanza di adottare oggi l’agricoltura di precisione. Allo stesso tempo, non c’è una sufficiente preparazione nella digitalizzazione oggi nel settore impiegatizio agricolo.

L’approccio all’agricoltura deve cambiare anche all’Università e creare un’opportuna convergenza con enti e regioni. L’Università di Firenze sta collaborando con la Regione Toscana, che sta lanciando misure legate all’innovazione all’interno del Programma di sviluppo rurale, con una formazione ad hoc degli agronomi e delle figure professionali innovative che possano avere un impiego nell’agricoltura di avanguardia. Il dialogo deve essere incentivato anche con gli ingegneri meccanici, gli ingegneri gestionali, gli ingegneri informatici, perché oggi è molto più importante conoscere i sistemi Gis e di digitalizzazione, in un settore dove i dati possano essere studiati per la ricerca e l’affinamento delle strumentazioni tecnologiche.

Una domanda lecita è chiedersi a chi appartengono la straordinaria mole di dati che possono essere raccolti con la digitalizzazione degli impianti tecnologici a favore dell’agricoltura sostenibile. L‘Università di Firenze ha realizzato una piattaforma digitale per la viticoltura e l’olivicoltura nei pressi di Montalcino. E’ straordinario prendere nota di come gli agricoltori erano soddisfatti di questo studio nel territorio e  di condividere i dati attraverso le centraline meteorologiche, perché questo consentiva previsioni meteorologiche accurate. Nel contempo, sono state registrate resistenze degli stessi agricoltori in merito alla condivisione dei terreni e delle varietà coltivate, perché considerate parte del know how locale ed essenziale per produrre i vini. Per cui, da un lato la piattaforma raccoglieva tutti i dati, dall’altro, sulla base di accordi di riservatezza, solo una parte poteva essere resa pubblica.
Il problema della proprietà dei dati raccolti è una questione meramente legislativa, ed è di pari importanza comprendere a chi spetta la risoluzione dei dati stessi.

La mappatura dei dati stessi richiede un notevole impegno e deve essere fatta con criteri dimensionali corretti, altrimenti si può incorrere in errori di sistema e dispersione parziale dei dati. I dati devono essere tarati in modo funzionale per le caratteristiche stesse delle centrali che li raccolgono. I droni, ad esempio, sono molto utili per raccogliere informazioni, ma occorre svelare il contraltare: ovvero il tempo di rielaborazione di 20 o 30 ore di lavoro per elaborare un dato di 5 centimetri.

Per essere condivisi alle agenzie regionali e agli istituti di ricerca, i dati devono essere scomposti. Si tratta di dati per la gestione delle colture dell’intero campo agricolo, dati per la gestione colturale e devono essere calendarizzati con criteri ben precisi. Bisogna raggiungere una migliore efficienza digitale in ogni zona dell’appezzamento e servono tecnologie smart e persone competenti che possano registrare i dati e trasmetterli in modo corretto.

In futuro le piccole medie imprese saranno sempre più specializzate, i modelli gestionali e le strumentazioni per la manodopera saranno diversi fra loro e sempre iper-tecnologici.

Preoccupa la tematica della riduzione dei costi di queste tecnologie digitali che permetteranno alle aziende di servizi di impiegare figure che si collocano in ambito urbano, in quanto i sistemi digitali accorciano le distanze tra mondo rurale e mondo urbano».

Un discorso diverso merita la robotizzazione, importantissima quando per i compiti ripetitivi anche nell’allevamento. Parliamo ad esempio dei robot di mungitura o per la distribuzione automatizzata dell’alimentazione che miglioreranno i ritmi di lavoro.
Le aziende agricole che non investiranno dovranno rivolgersi ai contoterzisti, e occorre fare delle scelte urgenti che possano agevolare questo processo di informatizzazione dell’agricoltura.

Condividi