Secondo uno studio pubblicato su Nature, tra il 1700 e il 2020 il mondo ha perso circa il 20% delle sue zone umide naturali. I risultati possono fornire una base per valutare l’impatto della perdita di zone umide sull’ambiente in generale. Le zone umide forniscono importanti servizi ecosistemici, ma spesso vengono prosciugate e convertite per l’urbanizzazione o lo sviluppo agricolo. È stato difficile mappare adeguatamente la perdita di zone umide su scala globale.
Le ricerche
Ricerche precedenti hanno suggerito che almeno il 50% delle zone umide è andato perso dal 1900, anche se le stime variano tra il 28% e l’87% di perdita netta dal 1700. Una così ampia gamma di cifre rende difficile valutare l’impatto ambientale della conversione delle zone umide. Gli studiosi hanno ricostruito i tempi e la distribuzione spaziale della perdita di zone umide dovuta all’intervento umano. Hanno infatti combinato 3.320 registrazioni internazionali e regionali di drenaggio di zone umide e di conversione dei terreni provenienti da 154 Paesi con i dati esistenti sull’uso del suolo e sull’estensione simulata delle zone umide.
Quali sono le cause?
Si stima che dal 1700 siano andati persi 3,4 milioni di km2 di zone umide interne. Una perdita netta del 21% delle zone umide globali, che è supportata dalle stime regionali esistenti. Le cause più comuni della scomparsa delle zone umide sono state il drenaggio per le colture di montagna, la conversione in risaie allagate e lo sviluppo urbano. Inoltre le cause della conversione variano a seconda della regione e secondo quanto scritto dagli autori la perdita di zone umide si è concentrata in Europa, Stati Uniti e Cina.
Cambiamenti climatici globali
Questo studio documenta un cambiamento ambientale su scala globale e potrebbe essere una risorsa cruciale per monitorare l’influenza dell’attività umana sui cambiamenti ambientali, concludono gli studiosi.