Gli scienziati stanno compiendo passi da gigante nell’editing genetico, come dimostrato dal progetto della Colossal Bioscience, che potrebbe far rivivere il dodo. Un nome buffo, come anche l’aspetto d’altronde e un’assenza che dura da circa 4 secoli. Un uccello quasi mitico, avvistato per l’ultima volta nel corso del ‘600.
Le origini del Dodo
Il Raphus cucullatus, questo il nome scientifico dell’esemplare, era tipico delle Isole Mauritius. Totalmente incapace di volare, era abituato a nidificare a terra e a cibarsi soprattutto dei frutti che riusciva a trovare. L’editing genetico ha fatto passi da gigante in questi ultimi anni e per questo motivo gli scienziati vogliono raggiungere un risultato che avrebbe del sensazionale. Le ultime apparizioni di questo uccello risalgono tra il 1662 e il 1681, dopo che i colonizzatori olandesi e portoghesi sbarcarono sull’isola di Mauritius portando con loro specie antagoniste come cani e gatti, distruggendo così l’habitat naturale del volatile.
Può davvero il dodo tornare in vita dopo così tanto tempo?
L’azienda che se ne sta occupando, la Colossal Biosciences ,società americana che aveva già annunciato in passato di riportare in vita Mammut e la Tigre della Tasmania, ha spiegato che la possibilità di estrarre il genoma dai resti di uccelli vissuti in passato è fattibile, per poi riassemblare il tutto e ricomporre il sequenziamento del genoma dell’esemplare estinto. Se i risultati dovessero essere soddisfacenti, allora ci potrebbero essere delle speranze anche per molti altri animali che sono spariti per sempre, una seconda occasione davvero allettante. Non mancano comunque i dilemmi etici in questo caso, anche se non è la prima volta che si fa partire un progetto del genere.
La difficile impresa di far rivivere il dodo
Per far rivivere il dodo ci si affiderà a una specie conosciuta da tutti e molto diffusa in ogni angolo del pianeta, il piccione. Gli scienziati hanno intenzione di lavorare con le uova di quest’ultimo e sfruttare il materiale genetico per riprodurre il genoma del volatile scomparso nel XVII secolo. L’obiettivo è quello di riproporre le stesse caratteristiche peculiari del Raphus cucullatus, in particolare la sua incapacità di volare. Nessuno è finora riuscito a usare l’editing genetico per gli uccelli in questa maniera, un dettaglio che aumenta le difficoltà di quella che è già un’impresa titanica.
L’estinzione del dodo
La fortuna degli esperti è di poter disporre di collezioni di dodo nei musei di tutto il mondo, il che significa che sequenziare il genoma dell’uccello morto non è impossibile. Il mito dell’estinzione del dodo per colpa dei cacciatori va comunque sfatato. La carne di questa specie è stata definita dai nostri antenati come disgustosa, molto più probabilmente i coloni delle Isole Mauritius avrebbero distrutto progressivamente l’habitat dell’animale disboscando e introducendo specie antagoniste. Infine, la nidificazione a terra e la scarsa mobilità degli esemplari adulti avrebbero agevolato la predazione dei piccoli di dodo, riducendo di secolo in secolo la popolazione complessiva.