L’espansione del cosmo è solo un fenomeno apparente. Le galassie, infatti, non si allontanano tra loro, ma sono i fotoni stessi a fornirci l’illusione dell’espansione dell’Universo. Sono questi i principi alla base dello studio “Transit Physics – fisica del transito dei fotoni attraverso il cosmo” di Alessandro Trinchera, fisico di origine brindisine trasferitosi in Germania e che ha approfondito l’origine e l’evoluzione dell’Universo presso la prestigiosa Eberhard-Karls-Universität Tübingen.
Pubblicata sulla celebre rivista Frontiers in Astronomy and Space Sciences, la ricerca combina per la prima volta la teoria della Relatività̀ generale di Einstein con la New Tired Light di Ashmore.
Secondo l’approccio teorico del ricercatore pugliese, i fotoni compirebbero un viaggio extragalattico lungo una sorta di ”autostrada cosmica”, perdendo man mano energia per vincere non solo la resistenza che esercitano le galassie, che deformano il percorso rendendolo accidentato, ma anche interagendo con un elettrone ogni 2 metri cubi di uno spazio “che tanto vuoto poi non è”. Sarebbe proprio questo incontro fotoni-elettroni in concatenazione l’effetto dominante del redshift cosmologico definito da Trinchera, contrapposto all’espansione dello spazio.
“Sulla Terra – spiega Alessandro Trinchera – siamo abituati a concepire il tempo e lo Spazio come due entità separate; tuttavia, nella fisica come nella realtà quotidiana, lo spazio e il tempo sono elementi strettamente correlati che, a nostra insaputa, ci permettono non solo di tenerci con i piedi sul suolo, ma anche di camminare o viaggiare sulla superficie sferica del pianeta che percepiamo come piatta. Affacciando lo sguardo verso il cosmo, questo intreccio appare sempre più evidente: ci permette anche di predire se l’Universo è in espansione o meno”.
Una risposta concreta alla crisi cosmologica
L’articolo di Frontiers è la risposta alla “crisi cosmologica” che diventa ogni giorno più evidente in quanto le misurazioni scientifiche non corrispondono alle predizioni del modello cosmologico corrente (ΛCDM anche conosciuto come la teoria del Big Bang).
Le interazioni tra fotoni ed elettroni si basano sugli studi del fisico inglese Lyndon E. Ashmore. Il viaggio dei fotoni attraverso le galassie è invece descritto dalle equazioni di campo di Einstein, ma con diverse ipotesi iniziali rispetto allo studio di Trinchera. L’articolo scientifico del ricercatore italiano, infatti, fornisce una risposta concreta alla crisi cosmologica caratterizzata da misurazioni satellitari che si discostano dai valori teoretici del modello del Big Bang. In particolare, è possibile citare la cosiddetta Tensione di Hubble in cui l’Universo sembra espandersi in maniera non uniforme a seconda della direzione in cui osserviamo. Secondo lo studio, in realtà questa sarebbe un fenomeno apparente non connesso all’espansione dell’Universo, ma direttamente collegato a quello che accade ai fotoni quando interagiscono con gli elettroni nello spazio intergalattico.
“Il nostro Universo locale non si espande, è anzi in equilibrio; non esiste una sola prova che le galassie si allontanino – aggiunge il fisico pugliese. “La cosmologia moderna si basa spesso su speculazioni matematiche, piuttosto che su certezze e dati di fatto. C’è un motivo di fondo se le Università di tutto il mondo continuano a basare la ricerca esclusivamente sul tema Big Bang, senza lasciare spazio a opinioni contrastanti: la richiesta di finanziamenti. Di conseguenza, i giovani ricercatori sono costretti a seguire la politica a senso unico dell’Università per fare carriera, rinunciando a proporre studi alternativi – conclude Trinchera”.
La teoria del Big Bang
Il Big Bang è ad oggi la teoria riconosciuta dell’evoluzione dell’Universo. Deriva dall’ipotesi che tutto ha avuto origine da una singolarità nel passato da un evento simile ad una esplosione (spaziotemporale) a cui è seguita l’espansione dell’Universo. Una prova fondamentale dell’espansione dello spazio sarebbe fornita dalla misura dello spostamento verso il rosso (cosiddetto redshift) dei fotoni che riceviamo guardando galassie distanti, quindi indietro nel tempo e che ci giungono meno energetici. Questo comporta, secondo l’ottica della cosmologia moderna, che le galassie si allontanavano e si allontanano ancora le une dalle altre.
Un fisico inglese alla base della teoria di Trinchera
“Quasi un secolo dopo il primo documento di Fritz Zwicky sulla Tired Light (1929), una solida alternativa alla teoria del Big Bang, basata sulle sue predizioni, vede la luce.” Cit. Lyndon E. Ashmore. La citazione si riferisce al fatto che Fritz Zwicky è stato uno tra i primi fisici ad ipotizzare la perdita di energia dei fotoni lungo il loro viaggio extragalattico. Lo stesso Edwin Hubble, che scoperto il redshift cosmologico, non ha mai supportato la teoria del Big Bang nonostante egli venga illegittimamente associato alla teoria. Lyndon E. Ashmore ha delineato la teoria matematica della Luce stanca molto dettagliatamente, studi che Alessandro Trinchera ha utilizzato ed esteso nelle sue indagini scientifiche.