Firenze, aumenta la tassa di soggiorno: l’allarme degli albergatori

Le associazioni di albergatori si oppongono alla decisione del Comune di Firenze di aumentare la tassa di soggiorno: “compromette il recupero del turismo”
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Polemiche dopo la decisione del Comune di Firenze di aumentare la tassa di soggiorno dall’1 aprile. Gli aumenti sono legati alla classificazione delle strutture ricettive: il pernottamento in un hotel 5 stelle passa da 5 a 8 euro (+60%); quello nei 4 stelle passa da 4,90 a 7 euro (+43%); i tre stelle salgono da 4,5 a 6 euro (+34%); i due stelle passano da 4 a 4,5 euro; gli alberghi a una stella da 3 a 3,5 euro. Aumenti anche per le strutture extralberghiere (da 4 a 5,5 euro a notte) e per le residenze d’epoca (da 4,90 a 7 euro). 

Gli aumenti sono consentiti dall’articolo 787 della legge di bilancio, che dà facoltà ai Comuni di procedere in base ai dati Istat sulle presenze turistiche, qualora esse superino di venti volte il numero dei residenti. 

L’opposizione degli albergatori 

Così, dall’1 aprile, Firenze “sarà la città con l’imposta di soggiorno più alta d’Italia e tra le più care d’Europa“, sostengono in una nota Assohotel-Confesercenti, Aia-Federalberghi e Confindustria Firenze. “In un momento così delicato, in cui il turismo esce da 2 anni di restrizioni e con forti perdite subite dal Covid, ma fortunatamente in una fase di crescita e stabilizzazione, si rischia di compromettere il delicato recupero di destinazioni, come Firenze, che stavano appena rialzando la testa, caricando di ulteriori costi i turisti e di burocrazia gli albergatori”, lamentano le associazioni, chiedendo modulazioni diverse in alta e bassa stagione.   

Tassa di soggiorno: Firenze apre alla stagionalità  

Il Comune di Firenze, dopo le polemiche relative all’aumento della tassa di soggiorno, apre alla discussione sul criterio della stagionalità in un confronto con gli operatori, come aveva dichiarato anche il sindaco Dario Nardella. Sul tema, l’assessore al bilancio Giovanni Bettarini ha detto che “si apre un tavolo di discussione per decidere quale può essere considerata bassa stagione, perché Firenze ha molti eventi anche nei periodi che in altre città sono considerati bassa stagione”. Ad esempio, nel mese di gennaio, dove in molte città non c’è il sold out a livello turistico, c’è la kermesse di Pitti mentre febbraio potrebbe essere individuato come uno dei mesi di bassa stagione.  

Avevamo tre alternative: alzare le tasse peri fiorentini, tagliare i servizi, o ritoccare la tassa di soggiorno per i turisti: abbiamo scelto la terza”, ha affermato Bettarini. “Siamo disposti a ragionare di una gradualità tra alta e bassa stagione, a febbraio e novembre, ma non sul rialzo” dell’imposta. Anche perché “gli hotel fiorentini nel periodo post-pandemia sono quelli che hanno praticato il maggior rialzo dei prezzi”. Dall’imposta ritoccata, quindi, il Comune si aspetta un gettito di 69 milioni, contro i 49 dello scorso anno. “E’ una stima fatta in base ai flussi dei primi mesi 2023, già ora molto più alti dell’anno scorso”.  

 

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