Il cambiamento climatico potrebbe aumentare la probabilità che due cicloni tropicali colpiscano la stessa regione costiera entro 15 giorni sulle coste dell’Atlantico e del Golfo del Messico entro la fine del secolo. A giungere a questa conclusione uno studio modellistico pubblicato su Nature Climate Change. I cicloni tropicali sono uno dei pericoli naturali più devastanti per le aree costiere, in quanto causano danni per via dei forti venti, piogge intense e mareggiate. Il modo in cui il cambiamento climatico influisce su queste caratteristiche delle tempeste è complesso.
Cambiamenti climatici e cicloni tropicali
La maggior parte degli studi si concentra sull’impatto dei cambiamenti climatici su singole tempeste, mentre il rischio di eventi composti – un evento in cui due cicloni tropicali colpiscono la stessa località in un breve periodo di tempo – non è ben compreso. Questi eventi possono essere particolarmente dannosi. Gli edifici e le infrastrutture sono infatti più vulnerabili a ulteriori danni, mettendo a rischio anche la vita delle popolazioni colpite.
I ricercatori hanno utilizzato modelli climatici per valutare come cambia la frequenza di impatti successivi di cicloni tropicali (entro 15 giorni l’uno dall’altro) lungo le coste dell’Atlantico e del Golfo degli Stati Uniti in base a diversi scenari di emissioni. Attualmente, gli uragani successivi possono colpire le regioni costiere una volta ogni 10-92 anni, a seconda della località.
Risultati
Gli autori hanno scoperto che in uno scenario di emissioni moderate, questa media scende a 1 o 3 anni. Mentre in uno scenario di emissioni elevate, generalmente considerato improbabile, diventa di 1 o 2 anni entro la fine del secolo. Questo cambiamento è legato a una maggiore frequenza di atterraggio dei cicloni tropicali, oltre che all’innalzamento del livello del mare e all’aumento dell’intensità delle tempeste.
E’ stato inoltre notato che ci sono incertezze sull’impatto del riscaldamento climatico sulla frequenza e sull’intensità dei cicloni tropicali. Ma concludono che i loro risultati indicano che la resilienza costiera e la pianificazione delle infrastrutture devono considerare un aumento del rischio di cicloni tropicali sequenziali nel corso del XXI secolo.