In una recente pubblicazione di Australian Geographic è stato riportato come durante le inondazioni del fenomeno de La Niña nel bacino di Murray Darling, le popolazioni delle carpe comuni (Cyprinus carpio) stanno vivendo un boom demografico di straordinaria portata. Alcuni video delle masse attorcigliate tra loro dei pesci adulti e di quelli giovani mostrano quanto sia a rischio la salute dei nostri fiumi. Le carpe al momento rappresentano circa il 90% della massa complessiva dei pesci vivi in alcuni fiumi.
L’abbondanza di queste popolazione di carpa ha spinto gli esperti a ponderare l’eventualità di scatenare il virus dell’herpes della carpa per controllare le popolazioni, ma il dialogo per trovare una soluzione comune tra scienziati, ambientalisti, le popolazioni locali e gli enti governativi è solo all’inizio.
A livello globale, il virus della carpa è stato rilevato in più di 30 paesi, ma mai in Australia. Le preoccupazioni su questo fenomeno sono realmente giustificate per le proiezioni future in Australia, incluse la possibile eliminazione dei cadaveri delle carpe e le potenziali riduzioni significative, per favorire una maggiore qualità dell’acqua e di questa specie di pesce nativo in questi fiumi.
Gli esperti di questa specie fluviale e gli amanti dei pesci autoctoni, stanno valutando i reali vantaggi del rilascio del virus della carpa, soppesandone i rischi, nel contesto di una visione più ampia della ripresa del fiume.
Una casa degli orrori per i fiumi
Le carpe rappresentano un pesce-parassita per l’Australia. Causano danni ecologici drammatici in questo continente e in molti altri Paesi. Le carpe furono introdotte per la prima volta nell’1800, ma fu solo con il “ceppo Boolarra” che le popolazioni esplosero nel bacino di Murray Darling, all’inizio degli anni ’70.
Aiutate dalle inondazioni negli anni ’70, le carpe da allora hanno invaso il 92% di tutti i fiumi e le zone umide nella loro attuale area geografica. Ci sono state stime fino a 357 milioni di pesci durante le condizioni di alluvione. Quest’anno, questa stima potrebbe anche essere superata.
Il numero delle carpe attualmente è eccessivo, perché le inondazioni danno loro accesso agli habitat delle pianure alluvionali, nelle quali ogni grande femmina può deporre milioni di uova e gli esemplari giovani hanno alte percentuali di sopravvivenza. Mentre i dati demografici delle popolazioni diminuiranno di certo man mano che le inondazioni si placheranno, il numero delle carpe giovani che si riverseranno nei fiumi sarà ideale, in modo possibilmente anche duraturo.
L’impatto del boom demografico delle carpe rappresenta una casa degli orrori per i nostri fiumi. Questo fenomeno provoca un consistente degrado delle piante acquatiche, di cui le carpe si nutrono, negli argini e nei letti dei fiumi. Questi pesci alterano in modo non indifferente un habitat critico per i piccoli pesci autoctoni, come il pesce persico pigmeo meridionale. E possono far sembrare la superficie del letto di molti fiumi coperte da palline da golf: spogliato e increspato, privo di qualsiasi condizione di un habitat comune per i pesci.
La cosa più sorprendente è che questo comportamento alimentare delle carpe contribuisce all’aspetto inconsueto dei fiumi, riducendo la penetrazione della luce solare e la naturale crescita delle piante autoctone, dei pesci e delle comunità acquatiche più popolose.
Le carpe sono considerati dei formidabili “ingegneri dell’ecosistema”, il che significa che modificano direttamente il loro ambiente, proprio come fanno i conigli. Il corpo stesso delle carpe agevola un certo tipo di movimento che porta a una distruzione acquatica particolare dei corsi d’acqua.
Si stima che quando la loro “soglia di impatto” supera gli 88 chilogrammi per ettaro delle carpe adulte, e un contemporaneo danno alla salute delle piante acquatiche, della qualità dell’acqua, del numero dei pesci autoctoni e di altri valori acquatici. Gli esperti ritengono che in futuro le carpe superino di gran lunga questa soglia a rischio.
Il virus dell’herpes della carpa
Il virus della carpa rappresenta una delle poche opzioni di controllo della diffusione della carpa su scala paesaggistica, sebbene stiano emergendo anche alcune entusiasmanti tecnologie di modificazione genetica di questa specie fluviale.
I modelli statistici a corredo di questa ricerca suggeriscono che il virus della carpa potrebbe causare un abbattimento del 40-60% almeno nei prossimi dieci anni. Si è registrato recentemente che ci sono stati alcuni focolai di virus ben documentati negli Stati Uniti che hanno provocato la morte di carpe su larga scala.
I rischi e i benefici di un potenziale rilascio australiano di un virus della carpa sono affrontati in modo trasparente nell’ambito del National Carp Control Plan del governo federale, pubblicato lo scorso anno. Questo piano fornisce una leadership assolutamente necessaria nello spazio di gestione delle carpe.
I rischi individuati dal piano includono:
- che durante lo spostamento della popolazione delle carpe, l’attività di rimozione delle dei cadaveri di questi pesci può provocare un deterioramento a breve termine potenzialmente grave della qualità dell’acqua;
- un incremento della mortalità delle carpe fluviali.
D’altra parte, i vantaggi del rilascio del virus includono:
- un recupero delle biodiversità acquatica fluviale – che consta di una grande varietà di pesci, di piante e di invertebrati;
- un miglioramento generale a lungo termine della qualità dell’acqua;
- un miglioramento dell’attrattiva turistica dei fiumi.
Mentre le carpe continuano a distruggere il patrimonio fluviale dell’Australia, è tempo di passare all’azione per un intervento mirato ed efficace. Come i conigli e altri parassiti dei vertebrati, le carpe sono un altro esempio emblematico della nostra incapacità di affrontare l’eliminazione degli animali infestanti trincerati.
In quale altro modo possiamo gestire efficacemente le carpe?
La diffusione del virus della carpa è solo una potenziale strada per ripulire i fiumi. Se vogliamo davvero ridurre a lungo termine il numero e l’impatto del boom demografico delle carpe, dobbiamo esaminare il ruolo attivo che gli esseri umani svolgono nel sostenere la loro diffusione.
Ad esempio, la serie di sbarramenti esistenti nel Murray inferiore crea condizioni perfette per le carpe possano consentire agli altri tipi di pesci di accedere ai fiumi alluvionali tutto l’anno.
L’abbassamento e la rimozione strategica delle pozze di sbarramento per ricreare habitat di acqua corrente sarebbe una soluzione per aiutare il merluzzo del Murray e altre specie fluviali come il pesce persico argentato, le lumache di fiume e i gamberi de Murray. Questa è una delle tante azioni integrate che potrebbero aiutare a ottenere la diminuzione delle cifre delle attuali popolazioni delle carpe.
Inoltre, le strutture delle pianure alluvionali (che creano “inondazioni” artificiali) generano condizioni tali che le carpe, originarie dell’Asia centrale, preferiscono, contribuendo all’aumento esponenziale di questa specie soprattutto negli anni caratterizzati da un clima secco e asciutto. E’ da considerare che pochi pesci autoctoni medi o grandi beneficiano di queste condizioni.