In un articolo pubblicato recentemente sulla rivista Nature, Il cambiamento climatico e le attività umane ha un’influenza sulle foreste, ma esistono delle incertezze sulla modalità sullo sviluppo forestale a causa dello stress e delle proiezioni della struttura forestale. Studiare la struttura forestale globale è essenziale per comprendere e prevedere come il ciclo del carbonio attivo nella biosfera è correlata in modo sostanziale sulla conservazione della biodiversità, nonché per le strategie di mitigazione del clima.
Le metodologie di ricerca per studiare la reale copertura forestale sintetica, hanno creato una mappatura della densità forestale su scala quasi globale, tramite l’utilizzo di un set di dati satellitari: dai modelli latitudinali di struttura forestale multidimensionale che include le foreste delle aree protette (AP) e i cosiddetti paesaggi forestali intatti (IFL) che presentano una maggiore densità strutturale rispetto ad altri tipi di foreste. La mano dell’uomo è il secondo più importante fattore più importante sull’espansione forestale dopo il clima (per quanto riguarda la temperatura e le precipitazioni), sia a livello globale che regionale, con un’influenza negativa sulla densità strutturale. I fattori umani hanno un’influenza primaria 35,1% dei siti delle foreste a livello internazionale e anche di struttura forestale rispettivamente nel 31,4% e nel 22,4% delle foreste nelle aree protette e nei paesaggi forestali intatti. Poiché il degrado delle foreste antropogeniche protegge chiaramente molte aree che sono formalmente protette o percepite come intatte ed è di vitale importanza per contrastare l’influenza negativa dell’uomo, grazie ad una pianificazione e gestione sostenibile.
Storicamente, questi e altri complessi forestali hanno risentito in nodo esponenziale della mano dell’uomo, con modifiche strutturali in termini di altezza degli esemplari, della copertura degli alberi e della biomassa.
Mentre le aree protette forestali e i paesaggi forestali intatti non hanno attualmente nessun segno dell’attività relativo alla frammentazione territoriale, un numero sempre più predominante di foreste non protette hanno risentito di fenomeni come la deforestazione.
La creazione delle aree protette è stata fino ad oggi la strategia più usata per proteggere le foreste e ridurre la perdita di biodiversità a livello globale alcune aree protette continuano ad essere considerate dallo stress climatico e dalle attività dell’uomo (si pensi al disboscamento illegale e alla perdita consequenziale delle caratteristiche ideali di habitat).
Studi internazionali hanno messo in luce come tali attività abbiano causato una notevole perdita di foreste e modificano la struttura di natura multidimensionale.
Allo stesso tempo, influenze relative al cambiamento del clima e dell’impatto locale sulla struttura forestale multidimensionale a livello globale sono essenziali per comprendere, prevedere e monitorare il ruolo attivo delle foreste nel ciclo globale del carbonio e la conservazione della biodiversità.
L’attenzione dell’uomo nello studiare nuove forme di rispetto contribuiscono a distinguere tra attività umane locali e lo stress da cambiamento climatico e forniranno prove a sostegno dell’azione diretta e immediata per tutelare le aree forestali a rischio da attività umane distruttive.
I motori antropogenici del cambiamento climatico attuale si verificano principalmente con fenomeni temporaleschi e spaziali sulle aree forestali colpite, che richiedono politiche ambientali mirate.
In altre parole, a livello olistico le influenze sulla struttura forestale aiutano gli scienziati e i le istituzioni politiche ad ottenere una visione più chiara del clima e dell’impatto dell’uomo, portando a una gestione realmente sostenibile delle foreste per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile con valorizzazione dell’uso del carbonio attivo.