Si chiama CERAFIM, è un progetto che mira a raggiungere la produzione alimentare sostenibile attraverso la biotecnologia e l’agricoltura cellulare.
Nato da una collaborazione tra Business Finland, un’agenzia governativa finlandese, il Valtion Teknillinen Tutkimuskeskus (VTT) e una serie di aziende del territorio, il programma ha un budget iniziale di cinque milioni di euro, che saranno investiti per promuovere la transizione verde, l’economia circolare e gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione.
Biotecnologia e agricoltura cellulare
Il sistema alimentare, spiegano gli esperti, è attualmente responsabile di circa il 25 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, oltre la metà delle quali dipende direttamente dalla produzione di carne. L’agricoltura, invece, consuma il 75 per cento dell’acqua pulita a livello globale. “La popolazione mondiale – afferma Joosu Kuivanen, direttore esecutivo di Eniferbio – raggiungera’ i dieci miliardi di unita’ entro il 2050, e si stima che la domanda di proteine raddoppiera’ per questa data. Non possiamo semplicemente incrementare la produzione di proteine convenzionali per soddisfare le nuove esigenze, abbiamo bisogno di fonti proteiche alternative prodotte in modo piu’ sostenibile”.
Per questo motivo, il consorzio CERAFIM sta investendo nell’agricoltura cellulare, basata sulla produzione di cibo e materiali senza sfruttare allevamenti o terreni agricoli. Gli ingredienti alimentari e i componenti vengono infatti coltivati attraverso microbi, alghe, cellule vegetali o animali nei bioreattori. Le cellule possono essere alimentate con zuccheri derivati da flussi secondari dell’agricoltura, della silvicoltura o dell’industria alimentare. Le fabbriche cellulari possono quindi produrre proteine, grassi, carboidrati, bioplastiche e un’ampia gamma di prodotti chimici.
I progressi della biologia sintetica
“L’impatto ambientale dell’agricoltura cellulare – osserva Annika Porr, di R&S, Fazer – dovrebbe essere significativamente inferiore a quello della produzione alimentare convenzionale. In particolare, gli impatti sull’uso del suolo sono inferiori fino al 90 per cento rispetto all’attuale produzione alimentare, e allo stesso tempo ridurrebbe notevolmente le emissioni di gas a effetto serra”.
L’agricoltura cellulare è profondamente radicata nella produzione alimentare tradizionale, ma nell’ultimo decennio i progressi della biologia sintetica e della biotecnologia industriale hanno aperto possibilità completamente nuove nel settore. “Oltre allo sviluppo delle applicazioni finali – commenta Emilia Nordlund, Responsabile di ricerca presso VTT – il consorzio affronta anche problemi di sicurezza e normativi, adottando una visione olistica dello sviluppo nella catena di approvvigionamento sostenibile”.
CERAFIM, che avrà una durata iniziale di due anni, offre inoltre un’ opportunità concreta per rendere più equo il sistema globale della produzione di materiali e cibo. “L’agricoltura cellulare – conclude Dilek Ercili-Cura, ricercatore senior presso Valio – consente la produzione di alimenti ricchi di nutrienti in aree in cui il clima sfavorevole o la qualità del suolo possono limitare la produzione agricola tradizionale. Questo approccio permette inoltre una produzione alimentare decentralizzata, il che potrebbe favorire l’uguaglianza per le persone in tutto il mondo”.