Allarme a Salt Lake City, il lago può diventare una conca velenosa

Il grande lago salato, quello da cui prende il nome Salt Lake City, si sta ritirando così in fretta che tra cinque anni potrebbe non esistere più
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Appena un mese fa i ricercatori della Brigham University, nello Utah, avevano lanciato l’allarme: il grande lago salato, quello da cui prende il nome Salt Lake City, si sta ritirando così in fretta che tra cinque anni potrebbe non esistere più.

Adesso si aggiungono dati che oltre al disastro ambientale anticipano una catastrofe sanitaria: una nuvola di polvere tossica capace di intossicare i polmoni di oltre due milioni e mezzo di persone.

La riduzione del lago

Tra surriscaldamento delle temperature, aumento della siccità e riduzione di pioggia e neve, il lago ha visto ridursi in modo drammatico negli ultimi anni il normale approvvigionamento d’acqua. Risultato: il letto del lago ha già oltre 2 mila chilometri di superficie esposta, da cui lentamente ma senza sosta evaporano mercurio, arsenico e selenio accumulati in secoli di attività legate alla presenza dell’uomo.

Una crisi imminente

Se non si prenderanno provvedimenti, entro il 2027 il fango tossico si trasformerà in polvere avvelenata che, evaporando insieme all’aria già inquinata della regione, potrebbe trasformare il bacino del lago in quella che gli scienziati hanno chiamato una gigantesca conca di polvere tossica. “Vediamo una crisi imminente”, ha detto intervistata dalla Cnn Bonnie Baxter, direttrice del Great Salt Lake City Institute presso il Westminster College di Salt Lake City. “Già conosciamo l’inquinamento da polveri sottili, quello da particolato, e di quanto i metalli pesanti siano pericolosi per i nostri polmoni”, ha dichiarato.

Un equilibrio ormai rotto

Finora, l’ecosistema del lago si é retto sulla presenza delle mosche e dei gamberetti, le uniche due specie in grado di sopravvivere in un ambiente così particolare, e di garantire la catena alimentare per 10 milioni di uccelli migratori che finora venivano qui per deporre le uova. Ora che il lago è in ritirata, il cibo scarseggia e i nidi sono esposti ai predatori: l’equilibrio si è rotto, forse per sempre.

Per cercare una soluzione che contrasti il corso degli eventi, ricercatori universitari e governi locali hanno unito le forze e formato il Great Lake Strike Team. La squadra ha come primo obiettivo la gestione responsabile dell’acqua attraverso campagne di informazione di massa e politiche sostenibili.

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