Una grave siccità verificatasi nell’Anatolia centrale tra il 1198 e il 1196 a.C. circa potrebbe aver avuto un ruolo chiave nel crollo dell’impero ittita, secondo quanto riporta un articolo di Nature. I risultati dimostrano che i cambiamenti climatici estremi possono spingere le popolazioni oltre i loro limiti di adattamento e pratiche di resilienza secolari.
L’impero ittita
L’impero ittita, con sede nella semi-arida Anatolia centrale, fu una grande potenza del mondo antico per oltre cinque secoli prima del suo crollo intorno al 1200 a.C. L’impero aveva da tempo dimostrato di essere resistente alle normali sfide sociopolitiche, economiche e ambientali, come la minaccia della siccità. Un passaggio di 300 anni a un clima più secco e più fresco in questo periodo è stato associato al crollo di diverse antiche civiltà nel Mediterraneo orientale e nel Vicino Oriente. Tuttavia, i dettagli precisi delle associazioni tra cambiamento climatico ed eventi nella storia umana sono meno chiari.
L’effetto della siccità
Per valutare l’effetto della siccità nel crollo dell’impero ittita, Sturt Manning e altri studiosi hanno creato un record di secchezza ad alta risoluzione utilizzando registrazioni di isotopi stabili e misurazioni da anelli di alberi di ginepri contemporanei nell’Anatolia centrale. Hanno identificato un periodo di siccità continuo insolitamente grave che si è verificato tra il 1198 e il 1196 a.C. circa. E’ stato quindi notato che questa grave siccità ha portato a lunghi periodi di penuria di cibo. I territori senza sbocco sul mare del regno ittita centrale dipendevano dalla produzione di grano regionale e dall’allevamento di animali, che sono particolarmente vulnerabili alla siccità. Queste carenze avrebbero portato a disordini politici, economici e sociali, nonché a epidemie e alla fine potrebbero aver accelerato il crollo dell’Impero.
La vulnerabilità del sistema umano di fronte casi estremi climatici
Lo studio dimostra la vulnerabilità dei sistemi umani di fronte casi estremi climatici pluriennali, imprevisti e consecutivi. Questi casi estremi sono in grado di sopraffare l’uomo: possono applicarsi sia nella storia, sia oggi di fronte all’attuale cambiamento climatico, sostengono infine gli studiosi.