“Per decenni, l’industria del latte artificiale commerciale ha utilizzato subdole strategie di marketing, progettate per sfruttare le paure e le preoccupazioni dei genitori in un momento vulnerabile, al fine di trasformare l’alimentazione dei bambini piccoli in un business multimiliardario”. È così che viene introdotta una serie di articoli dedicata al latte in polvere pubblicata oggi su The Lancet, che ha tra gli autori anche scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
“A livello globale, solo 1 neonato su 2 viene allattato al seno entro la prima ora di vita, mentre meno della metà dei bambini sotto i 6 mesi viene allattato esclusivamente al seno”, scrive l’Oms in una nota. Nel frattempo, rilevano le ricerche, si assiste a una costante crescita del mercato del latte artificiale, il cui valore si aggira intorno ai 55 miliardi di dollari all’anno.
Gli studi mettono in luce alcune delle strategie adottate dalle aziende. Una prima ricerca mostra come alcuni normali comportamenti dei bambini dopo la nascita, come il pianto o la breve durata del sonno, “sono spesso interpretati erroneamente come segni di problemi di alimentazione. Il marketing del latte artificiale rafforza ed esacerba questi malintesi e fa affermazioni infondate che il latte artificiale possa migliorare questi comportamenti”, si legge. Tra i più frequenti malintesi, quello che la mamma non abbia latte a sufficienza. Gli studi rilevano inoltre violazioni da parte delle aziende al Codice Internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno in circa 100 Paesi del mondo e tentativi di influenzare le politiche nazionali e internazionali in materia.
“È tempo che tutto questo finisca“, dichiara in una nota Nigel Rollins, dell’unità Child Health and Development dell’Oms e tra gli autori dello studio. “Le donne dovrebbero avere il potere di fare scelte sull’alimentazione infantile fondate su informazioni accurate e libere dall’influenza dell’industria”.