È tempo di meccanizzare la democrazia, rimpiazzando la nostra attuale classe politica con degli algoritmi? Assolutamente no, ma il sogno proibito dei soluzionisti tecnologici resta: risolvere i problemi e le contraddizioni della politica umana con l’intelligenza artificiale. “In un periodo storico in cui la fiducia nei politici è bassa e l’efficienza dei governi discutibile”, ha scritto sull’Economist il direttore esecutivo di The Fourth Group, Alvin Carpio, già nel 2018, “non staremmo meglio se sostituissimo gli eletti umani con macchine e robot?”.
Che fine faranno i politici? L’intelligenza artificiale, nel futuro, potrebbe sostituire anche loro. Una prospettiva che sembra piacere alla maggioranza degli italiani. Almeno, questo è quanto emerge da uno studio della IE University, secondo il quale il 59% degli italiani arebbe favorevole. Una percentuale non lontana da quella rilevata tra i cinesi: il 75% vorrebbe la sostituzione dei politici con i computer.
Chi vuole l’Intelligenza artificiale al posto dei politici
Lo studio dell’università spagnola si è basato sulle risposte di un campione di circa tremila persone provenienti da 11 paesi diversi. Le domande riguardavano diversi argomenti, dall’intelligenza artificiale al voto via Internet. Nel mondo i cittadini cinesi battono tutti, con il 75 per cento di approvazione.
All’apice della classifica europea compare invece la Spagna, dove l’idea raccoglie un sostegno del 66 per cento. A seguirla compare proprio l’Italia con il 59 per cento delle preferenze. Al contrario, la proposta non viene ben vista in Gran Bretagna e Stati Uniti, dove il il 69 e il 60 per cento degli intervistati si sono opposti alla proposta.
L’intelligenza artificiale in politica, per davvero
Sembra fantascienza, ma in realtà esistono già delle applicazioni dell’intelligenza artificiale in politica. Ad esempio, in occasione delle elezioni in Danimarca i partiti storici del paese hanno dovuto sfidare un avversario virtuale. Infatti, come proprio candidato, il Partito Sintetico ha presentato un’intelligenza artificiale, Leader Lars. Programmata per dare voce al 20 per cento della popolazione che non vota, il programma poteva conversare con gli elettori, ascoltare i loro pareri ed evolversi di conseguenza. Non abbastanza, però, per avere i voti necessari a candidarsi.
La politica senza i politici
Negli Stati Uniti invece, la Ong The Society Library ha avviato il progetto “AI politician“. Tutto nasce dalla piattaforma “Internet Government”, una banca dati per rendere il processo legislativo più veloce e vicino alle aspettative di ogni cittadino. Secondo l’Ong, la raccolta dei dati renderà le elezioni superflue. Bastano pochi click, scrivere le proprie preoccupazioni e idee e il gioco è fatto. Premendo invio, il programma sarebbe in grado di restituire una prospettiva unica e generale, interpretando i bisogni dell’opinione pubblica. “È politica senza la politica, e senza i politici”, lo slogan del sito.
“Non dipenderemo più dalla maggioranza – continua l’Ong – ma da un più sofisticato principio matematico che possa determinare quali soluzioni legislative affrontino tutte le preoccupazioni legittime. Non dobbiamo andare d’accordo, ma trovare compromessi e andare avanti”.
Sam, il politico virtuale
Un politico virtuale esiste e si chiama Sam. Il primo politico guidato da una intelligenza artificiale della storia è neo-zelandese: presentato nel 2017, comunicava con i cittadini attraverso Facebook Messenger. Con gli anni, in vista delle elezioni del 2020, Sam si è evoluto diventando un programma a tutti gli effetti. “Ciao, sono Sam, il mio obiettivo è intraprendere un dialogo costruttivo con i neo-zelandesi – così si presenta l’intelligenza artificiale -. Vi ascolto e farò del mio meglio per rappresentarvi nel sistema parlamentare. Sono davvero neutrale e tratto equamente ogni cittadino”. Se sembra alieno che la tecnologia sostituisca la politica, di sicuro può contribuire a migliorarla.