Asteroidi, la Terra più a rischio di quanto si pensasse: “possibilità spaventosa”

Le probabilità di essere colpiti da un sasso spaziale potrebbero essere più alte di quanto previsto in precedenza
MeteoWeb

Il nostro pianeta nasconde bene le sue cicatrici. È un problema, in realtà, in quanto le prove di precedenti collisioni di asteroidi potrebbero aiutarci a prevedere il prossimo impatto catastrofico. In effetti, James Garvin, chief scientist del Goddard Space Flight Center della NASA, pensa che potremmo avere interpretato male le tracce di alcune delle più gravi collisioni di asteroidi che si sono verificate negli ultimi milioni di anni. Se ha ragione, le probabilità di essere colpiti potrebbero essere più alte di quanto previsto dalle stime attuali.

La frequenza degli impatti catastrofici

Il più famoso di tutti gli impatti – lo schianto che ha provocato l’estinzione dei dinosauri e creato un cratere nella crosta di quella che oggi è la penisola dello Yucatan circa 66 milioni di anni fa – si distingue per la sua devastazione della vita sulla Terra. Era un colosso largo 10 km, nell’ordine di quelli che hanno colpito il nostro pianeta ogni 100 milioni di anni circa.

Tuttavia, impatti molto più ridotti possono comunque sollevare abbastanza polvere da creare una cappa e potenzialmente portare ad anni di carestia. Secondo alcune stime, asteroidi larghi 1 km cadono sulla superficie terrestre creando un’esplosione di calore e polvere in media ogni 600mila anni, più o meno.

Non esiste una cadenza esatta per questo tipo di eventi, ovviamente, e le stime sono valide solo quanto i dati che vengono utilizzati per le previsioni. Quindi, mentre possiamo scansionare i cieli alla ricerca di rocce abbastanza grandi da metterci potenzialmente in pericolo, il record geologico è tra gli indicatori più affidabili di eventi avvenuti nel passato. Sfortunatamente questo record diventa più difficile da leggere quanto più si va indietro, e ciò a causa dei venti dinamici della Terra, acqua e tettonica che logorano costantemente la superficie. Anche gli eventi più recenti possono essere difficili da interpretare a causa di accumuli di polvere e biologia.

Il nuovo studio

Garvin e il suo team hanno utilizzato un nuovo catalogo di immagini satellitari ad alta risoluzione per dare un’occhiata più da vicino ai resti alterati di alcuni dei più grandi crateri da impatto formatisi negli ultimi milioni di anni, nel tentativo di valutare meglio le loro dimensioni reali. Sulla base dell’analisi, un certo numero di questi crateri presenta deboli anelli oltre quelli che sono stati tipicamente considerati i loro bordi esterni, rendendoli effettivamente più grandi di quanto si pensasse in precedenza.

Ad esempio, si pensa che una depressione larga circa 12-14 km in Kazakistan chiamata Zhaminshin sia stata creata da un meteorite con un diametro da 200 a 400 metri che ha colpito la Terra circa 90mila anni fa, l’impatto più recente che avrebbe potenzialmente causato un evento in stile “inverno nucleare”. Tuttavia, sulla base della nuova analisi, questo evento drammatico potrebbe essere stato ancora più catastrofico, lasciando un cratere che in realtà è più vicino ai 30 km di diametro.

Sono stati ricalcolati anche i diametri del bordo di altri 3 grandi crateri, tutti raddoppiati o triplicati. Le implicazioni sono profonde: suggeriscono che oggetti delle dimensioni di 1 km stanno cadendo dal cielo ogni 10mila anni.

Se Garvin avesse ragione ogni impatto avrebbe provocato un’esplosione circa 10 volte più violenta della più grande bomba nucleare della storia, sufficientemente potente da far saltare parte dell’atmosfera del pianeta nello Spazio. Sebbene non distruttivi come quello che ha ucciso i dinosauri, questi impatti avrebbero perturbato il clima globale e causato estinzioni a livello locale. Si tratta di affermazioni straordinarie, come ha ammesso lo stesso Garvin, sottolineando però: “Non abbiamo ancora provato nulla con sicurezza“.

Gli anelli degli asteroidi e i rischi per la Terra

Anche se ogni tanto è bene dare una bella scossa ai vecchi modelli, questi anelli scoperti di recente potrebbero non essere necessariamente increspature dovute all’impatto. È possibile che siano detriti espulsi dalle collisioni che sono piovuti all’indietro in un pattern concentrato. Oppure potrebbero non essere affatto significativi.

L’ipotesi di Garvin sarà sicuramente oggetto di dibattito. Mentre siamo impegnati a mettere in atto sistemi per cercare di evitare una grave collisione, ci sono buone probabilità che il percorso della Terra sia sereno ancora per un po’ di tempo a venire. Una cosa di cui il nostro pianeta non ha bisogno sono altre cicatrici da nascondere.

Il nuovo studio suggerisce che solo nell’ultimo milione di anni, 4 oggetti chilometrici abbiano colpito i nostri continenti e, dato che i due terzi del pianeta sono coperti dall’acqua, ciò potrebbe significare che fino a una dozzina di asteroidi di quelle dimensioni ha colpito la Terra in totale nel periodo considerato. Anna Osiak, ricercatrice presso l’Accademia polacca delle scienze, dubita che gli anelli identificati dal team di Garvin siano davvero bordi di crateri. Se in qualche modo lo fossero, ha spiegato, “sarebbe molto spaventoso perché significherebbe che non capiamo davvero cosa sta succedendo e che ci sono un sacco di rocce spaziali che potrebbero arrivare e fare un disastro“.

La ricerca è stata presentata alla Lunar and Planetary Science Conference del 2023, tenutasi a Woodlands, a Nord di Houston, in Texas.

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