Più fragile ma più difficile da ‘ascoltare’ perché spesso non dà segnali di sofferenza. Il cuore delle donne è ad alto rischio di ‘ischemia senza coronaropatia ostruttiva’ (Inoca), problema poco conosciuto, diagnosticato e trattato. Il cuore femminile, perfino nelle più giovani, a volte ha già avuto infatti piccole ischemie, senza che ci siano le classiche coronarie ostruite, tipiche dell’infarto degli uomini di mezza età.
Il 50-70% di chi ha doloretti al petto e piccoli infarti visibili all’angiografia è una donna, con fattori di rischio classici e non, con uno stato infiammatorio generale che può essere conseguenza di stress, disturbi dell’umore, fumo o malattie autoimmuni, oppure conseguenza della menopausa.
Cuore donne: alto il rischio di ischemia
Lo segnalano gli esperti della Società Italiana di Cardiologia Interventistica (Gise) durante un convegno sulla salute del cuore femminile, a Firenze. Un’occasione per puntare i riflettori sulle malattie cardiovascolari nelle donne. Tuttora la prima causa di morte al femminile e che anche in Italia rendono conto del 48% dei decessi delle donne contro il 39% negli uomini.
Il convegno inizia a fare luce sull’Inoca, problema che deve essere diagnosticato e trattato come indicato da un documento di consenso europeo del 2020. “Non abbiamo ancora dei numeri chiari perché fino a poco tempo fa questo aspetto della cardiopatia ischemica era ancora sottovalutato” spiega Battistina Castiglioni, direttore del Dipartimento Cardio Toraco Vascolare ASST Sette Laghi di Varese. “I dati macro mondiali ci dicono però che la quota di Inoca e Minoca (infarto miocardico senza ostruzione coronarica) possa essere rilevante. Abbiamo iniziato a mappare questi fenomeni per avere i dati precisi”.
Rischio mortalità alto
“La consapevolezza del rischio cardiovascolare femminile –prosegue– è scarsa. L’infarto ha un ritardo di 10 anni nelle donne rispetto agli uomini, ma la mortalità è più alta così come le complicanze, che per il 90% colpiscono proprio le donne”.
“I sintomi riferiti dai pazienti Inoca- aggiunge Giovanni Esposito, presidente Gise – sono eterogenei e sovente indicati come di origine non cardiaca, con sotto-diagnosi o diagnosi errata e trattamento inadeguato. La patologia non è innocua: è associata a un’aumentata incidenza di eventi avversi cardiovascolari e ri-ospedalizzazioni”.