Sviluppato dispositivo cyborg in grado di risvegliare gli arti paralizzati

In uno studio i ricercatori hanno utilizzato il dispositivo per migliorare la connessione tra il cervello e gli arti paralizzati di ratti
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Sviluppato un nuovo tipo di impianto neurale ‘cyborg’, fatto cioè in parte di cellule e in parte di circuiti bioelettronici. Potrebbe consentire il controllo motorio di protesi per le persone amputate. O ancora il recupero dei movimenti in pazienti che hanno perso l’uso delle braccia o delle gambe in seguito a un danno spinale. In uno studio preliminare i ricercatori dell’Università di Cambridge hanno utilizzato il dispositivo per migliorare la connessione tra il cervello e gli arti paralizzati di ratti.

I risultati dei primi esperimenti pubblicati sulla rivista Science Advances. La novità dell’impianto neurale realizzato è proprio la sua duplice natura cellulare e elettronica. Inserendo uno strato di cellule muscolari tra gli elettrodi e il tessuto in cui il dispositivo viene impiantato, i ricercatori hanno scoperto che l’impianto si integra “armoniosamente” con il corpo dell’ospite.

Impianto cyborg, la ricerca

Il dispositivo, inoltre, è abbastanza sottile da poter essere attaccato all’estremità di un nervo. Anche se saranno necessarie ricerche e test approfonditi prima di poter utilizzare il dispositivo sugli esseri umani, il risultato è potenzialmente importante per coloro che hanno perso la funzionalità di uno o più arti.

“Se a qualcuno viene amputato un braccio o una gamba, ad esempio, tutti i segnali del sistema nervoso sono ancora presenti, anche se l’arto fisico non c’è più”, spiega Damiano Barone del Dipartimento di Neuroscienze Cliniche di Cambridge, che ha co-diretto la ricerca. In questa prima fase sperimentale il dispositivo bioibrido è stato impiantato nell’avambraccio paralizzato dei ratti.

Le cellule dell’impianto si sono integrate con i nervi dell’avambraccio dei ratti. Sebbene ai topi non sia stato restituito il movimento dell’avambraccio, il dispositivo è risultato capace di captare i segnali del cervello che controllano il movimento. Se collegato al resto del nervo o a una protesi, il dispositivo potrebbe quindi trasmettere quei segnali cerebrali e contribuire a ripristinare il movimento.

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