I neuroni della lettura: le cause della dislessia hanno una base neurobiologica

Il cervello dei dislessici è organizzato in modo diverso rispetto a quello dei cervelli che non presentano questa neurodiversità
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Secondo il Miur, i disturbi specifici dell’apprendimento sono statisticamente sempre più diagnosticati. I disturbi di dislessia, pari al 39,6% del totale, sono i più diagnosticati, seguiti dai disturbi di disortografia con il 21,5%, dai disturbi di discalculia e di disgrafia, rispettivamente con il 20,3% e il 18,6% del totale del primo grado e al 3,4% nella scuola secondaria di II grado.

La dislessia non è una patologia ma si tratta di una “neurodiversità”. Tra i personaggi famosi che l’hanno scoperto tardi, vi è Andrea Delogu, conduttrice radiofonica e televisiva e attrice, nonché autrice del libro “Dove finiscono le parole“.

L’organizzazione del cervello dei dislessici

Secondo gli esperti, il cervello dei dislessici è organizzato in modo diverso rispetto a quello dei cervelli che non presentano questa neurodiversità. I dislessici hanno fatica a leggere. I problemi di lettura si manifestano con errori frequenti e eccessiva lentezza nel leggere, nonostante il quoziente intellettivo più alto della media.

Non è possibile parlare di un’unica causa che determina lo sviluppo di un DSA (disturbo specifico dell’apprendimento). Secondo il modello bio-psico-sociale si tratta di una concatenazione di fattori che concorrono al manifestarsi del disturbo. Nella maggioranza dei casi, la dislessia è causata da un difetto nella manipolazione dei fonemi (ogni unità minima del sistema linguistico).

Le anomalie cerebrali del bambino dislessico

Un bambino dislessico presenta diverse anomalie cerebrali: l’anatomia del lobo temporale risulta disorganizzata, la connettività è alterata, la sua attivazione durante la fase di lettura è insufficiente. Difatti, studi relativamente recenti di Cohen e colleghi nel 2003 hanno dimostrato che l’area critica è la regione occipito-temporale sinistra (regione della forma visiva delle parole). Essa fa parte di un circuito molto complesso di elaborazione delle informazioni visive che porta alla lettura e al significato.

L’informazione passa prima nell’area del riconoscimento visivo delle parole (area occipitotemporale) e poi si diffonde rapidamente a vaste aree della corteccia cerebrale, soprattutto le aree del linguaggio nell’emisfero sinistro.

Il tentativo di compensazione del cervello dei dislessici

Praticamente tutti gli studi di imaging cerebrale sulla dislessia hanno scoperto una sotto-attivazione della regione temporale posteriore sinistra nei dislessici. Questo succede negli adulti, ma anche nei bambini da 8 a 12 anni, in cui la previsione della gravità del disturbo dislessico si può evincere dall’entità della sotto-attivazione di quest’area.

Un’altra anomalia osservata piuttosto frequente nei dislessici è la sovra-attivazione durante la lettura o in altri compiti fonologici dell’area di Broca (la corteccia frontale inferiore sinistra). E’ come se, per compensare la sotto-attivazione delle regioni posteriori di decodifica, il cervello si impegnasse in un tentativo di lettura volontaria, in modo controllato e cosciente, senza riuscirci.

Rischio di Dislessia e genetica

Vi sono almeno 6 regioni del genoma umano (sui cromosomi 1, 2, 3, 6, 15, 18) che influenzano il rischio di dislessia attraverso alterazioni nella migrazione dei neuroni. Nei dislessici si assiste ad una ipo-attivazione della regione temporale posteriore sinistra.

Contemporaneamente si può osservare un aumento di attività di un’area del lobo frontale. Durante il processo di lettura i dislessici attivano poco l’area occipito-temporale sinistra, mentre si ha un incremento di attività in area parieto-temporale destra. In quanto il cervello del dislessico presenta connessioni temporo-frontali relativamente simmetriche a differenza dei soggetti di controllo.

La teoria del “doppio deficit”

Secondo la teoria del “doppio deficit” la lettura e la denominazione di oggetti sono in realtà funzioni che dipendono dalle stesse aree cerebrali (area temporo-occipitale sinistra) in cui si riscontra un deficit di attività funzionale nei dislessici. Nonostante ciò, con un potenziamento cognitivo specifico e mirato è possibile osservare cambiamenti nel volume della sostanza grigia in bambini dislessici in seguito a intervento sulla lettura.

Quindi la causa della dislessia non è univoca, ma ha una base fondamentalmente neurobiologica. Ma nonostante ciò, abbiamo un cervello molto plastico, pertanto con dei potenziamenti specifici si possono creare nuove connessioni cerebrali. Ci sono molte variabili che si possono attivare al fine di aiutare un ragazzino con DSA nel trovare i suoi punti di forza e debolezza per poi poterlo orientare al meglio nello studio.

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