Un razzo cinese è rientrato nei cieli del Texas. Il secondo stadio di un lanciatore Long March 2D è rientrato nell’atmosfera terrestre, sopra lo Stato USA, il 7 marzo: lo riporta USNI News, citando le informazioni dello U.S. Space Command. Al momento della segnalazione non sono stati trovati detriti sul terreno, ma tali cadute di razzi non sono prive di rischi. L’astronomo e tracker Jonathan McDowell ha collegato l’evento al lancio cinese dello scorso anno, ha evidenziato USNI News.
Lancio e rientro del razzo Long March 2D
Il razzo Long March 2D è stato lanciato dallo Xichang Satellite Launch Center nel Sud/Ovest della Cina il 22 giugno 2022, posizionando con successo 3 satelliti Yaogan 35 (gruppo 02) in orbite con un’altitudine media di circa 500 km, con un’inclinazione di 35 gradi. Il primo stadio del razzo Long March 2D lungo 41 metri è caduto sulla Terra all’interno di una zona calcolata, mentre il secondo stadio è entrato in orbita e ha dispiegato i satelliti.
Gli stadi superiori dei razzi rimangono spesso in orbita fino a quando non vengono trascinati di nuovo sulla Terra dall’incremento dell’interazione con l’atmosfera del pianeta. In questo caso, il secondo stadio ha dispiegato una vela di deorbitazione di 25 metri quadrati per aumentare la resistenza e riportare il grosso detrito spaziale sulla Terra molto prima di quanto avrebbe fatto diversamente.
McDowell ha twittato che uno stadio derivante da un lancio simile avvenuto un mese dopo è rientrato in Nepal, 3 giorni dopo l’evento in Texas.
Detriti spaziali, una questione pressante
La maggior parte degli oggetti brucia quando rientra nell’atmosfera e diverse aziende ed agenzie si impegnano a deorbitare attivamente gli stadi superiori subito dopo il rilascio dei payload. Il gran numero di razzi lanciati in passato implica che centinaia di questi stanno orbitando intorno alla Terra e, soprattutto, che rientrano in orari e luoghi imprevedibili.
Questo problema di rientri incontrollati di stadi missilistici e satelliti è una potenziale causa di vittime e danni alla proprietà. L’evento “rafforza la necessità di migliori norme internazionali in materia di rientri incontrollati ad alto rischio,” si legge in una nota dello U.S. Space Command pubblicata dall’USNI.
La buona notizia in questo caso è che lo stadio è deorbitato in tempi relativamente brevi, escludendolo dalla lista di potenziali collisioni che, creando detriti, potrebbero influire sull’uso sicuro dell’ambiente orbitale.