Il Governo ha convocato questa mattina un primo tavolo tecnico sulla siccità, presieduto dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha visto la partecipazione dei Ministri coinvolti, dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida al Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, dal Ministro dell’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin ai Ministri per le Autonomie e per il Mare, Roberto Calderoli e Nello Musumeci. Un primo incontro per definire una linea d’azione che prevede innanzitutto l’istituzione a Palazzo Chigi di una Cabina di regia tra tutti i Ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie.
Il Governo si sta muovendo anche per predisporre urgentemente un provvedimento normativo che contenga le necessarie semplificazioni e deroghe e accelerando i lavori essenziali per fronteggiare la siccità. Quest’ultimo passaggio, come spiegato dal Ministro Lollobrigida, è fondamentale, perché “ci sono 8 miliardi inutilizzati da anni a causa della burocrazia“. Soldi che ora vanno necessariamente sbloccati. Per farlo, e per coordinare tutti gli interventi, il governo ha previsto anche la nomina di un Commissario straordinario con poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla Cabina di regia. Necessaria poi la collaborazione dei cittadini e, in questo caso, l’idea è quella di dare il via ad una grande campagna di sensibilizzazione sull’uso responsabile della risorsa idrica.
Ad illustrare più nel dettaglio quelli che saranno gli interventi prioritari individuati dal tavolo tecnico è stato il Ministro Lollobrigida che, nel corso del question time a Montecitorio, ha parlato innanzitutto di una necessaria “razionalizzazione della delle governance” perché oggi ci sono “un mare di enti e istituzioni che devono affrontare il problema con un passaggio da una scrivania all’altra: questo va affrontato”. Accanto a questo serve un piano per rendere efficienti gli acquedotti, nei quali “c’è una dispersione idrica che arriva quasi al 50%“, se si parla di perdite. Senza tralasciare “un piano per la realizzazione di invasi e bacini” da realizzare quanto prima “semplificando le norme”, che oggi rallentano i lavori. Anche perché, ha ricordato il Ministro, “la siccità è un problema che investe tutta la popolazione, ma è percepito soprattutto dalle aziende agricole“. Aziende agricole da sostenere anche attraverso un intenso lavoro, a livello italiano ed europeo, su “colture meno idro-esigenti”, che hanno anche una valenza strategica per il Paese.
Quello del caldo e della siccità è ormai un fattore ineludibile, evidenzia il Ministro: “il 2022 si è appena concluso ed è stato uno degli anni più caldi, se non il più caldo, per i Paesi centro occidentali d’Europa e del Mediterraneo centrale. In Italia, addirittura, il 2022 è stato il più siccitoso dal 1800, con un deficit di precipitazioni a chiusura del periodo pari al 30%; deficit che sale al 40% per le regioni del Nord”.
Lollobrigida: “attivo Piano di gestione del rischio con 350 milioni l’anno”
“Il 26 gennaio scorso è stato approvato il Piano di gestione del rischio 2023 che prevede, tra le altre cose, l’entrata a regime del Fondo mutualistico nazionale agricolo contro le avversità catastrofali (AgriCAT), che rappresenta per le imprese agricole una rete di sicurezza a copertura dei rischi da eventi catastrofali come la siccità”. Lo ha detto il Ministro Lollobrigida, rispondendo al Question Time alla Camera. “Il Fondo, con una dotazione finanziaria di 350 milioni all’anno – ha spiegato – contribuirà al pagamento dei premi assicurativi per le polizze che gli agricoltori stipuleranno a copertura dei predetti rischi”.
Siccità, Lollobrigida: “880 milioni a 97 progetti su sistemi irrigui”
Un investimento di 880 milioni di euro per aumentare l’efficienza dei sistemi irrigui. Questa la dotazione ad hoc prevista nel PNRR (Investimento 4.3 della Componente 4 della Missione 2); 97 i progetti finanziati i cui soggetti attuatori sono gli Enti irrigui. Lo ha riferito il Ministro Lollobrigida, rispondendo al Question Time alla Camera sull’emergenza siccità. In particolare, ha sottolineato Lollobrigida “tutte le gare sono state pubblicate entro i termini previsti e trasmessi alla Commissione europea e che l’aggiudicazione di tutte le gare è prevista entro il prossimo 31 dicembre”. In particolare, l’Investimento si propone l’obiettivo di aumentare l’efficienza dei sistemi irrigui attraverso lo sviluppo di infrastrutture innovative e digitalizzate per un settore agricolo più sostenibile e che si adatti meglio ai cambiamenti climatici. I progetti, ha spiegato Lollobrigida, “prevedono interventi di conversione dei sistemi irrigui in altri più efficienti, di adeguamento delle reti di distribuzione al fine di ridurre le perdite, di installazione di tecnologie per un uso efficiente delle risorse idriche, quali contatori e sistemi di controllo a distanza”.
Siccità, Gava: “al via consultazione Dpr sul riuso dei reflui depurati”
“Domani si aprirà la consultazione pubblica sullo schema di decreto ministeriale sul riutilizzo irriguo delle acque reflue depurate. Obiettivo, aprire ai contributi utili dei soggetti interessati in vista dell’armonizzazione delle discipline nazionale ed europea”. Lo comunica il Viceministro all’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava, che sottolinea: “poiché il risparmio idrico e il miglioramento dell’efficienza dovrebbero essere prioritari quando si elaborano misure per affrontare la scarsità d’acqua, il riutilizzo rappresenta una misura virtuosa, proprio in un’ottica di economia circolare”. Dal prossimo 26 giugno si applicherà negli stati dell’Ue il nuovo regolamento che definisce per la prima volta requisiti minimi per l’utilizzo delle acque di recupero. Il nuovo testo mira, dunque, ad evitare agli operatori italiani un gravoso doppio binario normativo.
Siccità, Musumeci: “non meno di 2-3 anni per qualunque misura”
“Il tema serio è che qualunque misura si voglia adottare” contro la siccità in Italia, “non ci vorranno meno di 2-3 anni, è inevitabile: dobbiamo intanto rivedere quali sono le opere avviate e non completate e la nomina del commissario serve a accelerare e monitorare ogni utile intervento individuando le priorità. Le risorse non mancano, è un nuovo approccio culturale da parte degli italiani, perché siamo scarsi nella propensione alla prevenzione”. Lo ha detto su La7 il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci. “Mentre quest’anno l’emergenza siccità si avverte al Nord, da noi” al Sud “siamo quasi abituati: chi è abituato a sorseggiare un bicchiere d’acqua sa trovarsi bene nelle difficoltà, chi è abituato all’abbondanza, a causa anche dello scioglimento delle nevi, quando la neve c’era, è chiaro che operava con un criterio di programmazione diverso”.
“In questo momento l’emergenza siccità riguarda più il Nord, ma è nazionale. Per questo – ha ricordato il Ministro – il Presidente del Consiglio ha voluto il vertice di oggi. Negli ultimi dieci anni è mancata la programmazione: non si fanno più dighe né invasi nuovi, la rete colabrodo dei Comuni consente una dispersione anche di oltre il 50%, nelle campagne non si è proceduto a stoccare l’acqua piovana, l’intervento sui fiumi è diventato assai raro, le campagne vengono irrigate con l’acqua potabile. Serve un cambiamento culturale, capendo che la siccità non è più un titolo di giornale della pagina degli esteri, ma riguarda casa nostra. Per questo oggi il governo ha pensato di nominare un commissario con poteri straordinari e una cabina di regia per la programmazione: le risorse ci sono ma non vengono utilizzate, anche a basso livello, perché le procedure, al di là della buona volontà, sono talmente complicate che sembrano essere fatte per bloccare“, ha concluso Musumeci.
ANBI: ”bene decisioni cabina regia ma ora azioni concrete ed urgenti”
“I provvedimenti adottati dal Governo puntano ad incidere su problemi da noi ripetutamente segnalati: la definizione di un Piano Idrico Nazionale, l’individuazione di un momento di sintesi nazionale per superare la frammentazione decisionale, la semplificazione per accelerare l’iter di interventi ormai improcrastinabili di fronte alla velocità assunta dai cambiamenti climatici.Non possiamo quindi che condividere le odierne conclusioni della Cabina di Regia sulla Crisi Idrica convocata a Palazzo Chigi, ribadendo che è quanto mai urgente avviare interventi concreti per contrastare il ripetersi di evenienze climatiche, fortemente penalizzanti l’economia italiana”: a dichiararlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Affiancheremo il Governo, laddove richiesto, in questo percorso per aumentare la resilienza e la consapevolezza dei territori di fronte alle conseguenze di una crisi climatica, che sta assumendo caratteri endemici in ampie zone del Nord Italia. Lo facciamo, mettendo subito a disposizione i progetti esecutivi e definitivi del Piano Laghetti proposto con Coldiretti per aumentare la capacità di riserva idrica del Paese che ha fame d’acqua”, conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.
Prandini (Coldiretti): “bene semplificazione al tavolo sull’acqua”
“E’ importante l’impegno del Governo sulla semplificazione anche per accelerare la realizzazione delle infrastrutture di cui il Paese ha bisogno in una situazione in cui viene intercettata e raccolta solo l’11% della acqua piovana”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini in riferimento alle conclusioni del tavolo interministeriale sulla crisi idrica presieduto dal Presidente del Consiglio. “Finalmente – sottolinea Prandini – è stato affrontato il tema dell’acqua non solo come emergenza ma anche per consentire la programmazione necessaria per gestire una risorsa essenziale per l’intera collettività attraverso una cabina di regia tra tutte le Istituzioni interessate a livello nazionale e territoriale. Gli agricoltori – conclude Prandini – sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti, ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi civili industriali ed agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio, la produzione di cibo e la competitività dell’intero settore alimentare”.
Sima sulla siccità: “in Italia servono 12 miliardi su rete colabrodo”
Per colmare il gap degli investimenti sul “Sistema Acqua” servirebbero in Italia 12 miliardi di euro entro il 2030, oltre a 6 miliardi all’anno solo per la depurazione e la manutenzione della rete idrica. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), commentando il decreto legge sull’emergenza siccità allo studio del Governo.
L’Italia investe oggi sulla rete idrica oltre il 50% in meno rispetto alla media europea, e paga il conto di investimenti assai ridotti rispetto agli altri Stati membri – spiega Sima – I paesi Ue destinano alla manutenzione e depurazione delle acque l’equivalente di circa 100 euro a cittadino, in Italia meno della metà: appena 48 euro ad abitante. Per colmare tale gap servirebbero subito 12 miliardi di euro da investire sul sistema acqua, a cui vanno aggiunti 6 miliardi di euro all’anno solo per la manutenzione della rete e la depurazione dell’acqua. Numeri che, tuttavia, si scontrano con i fondi previsti dal Pnrr, nel quale solo 2,8 miliardi di euro sono destinati al sistema acqua.
In Italia, a causa della rete “colabrodo”, 1 capoluogo su 3 registra perdite totali di acqua superiori al 45%, con valori che oltrepassano la soglia del 65% a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,7%). All’opposto, la situazione migliore si registra a Macerata (9,8% di perdite), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano (13,5%), Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%) – prosegue Sima.
“Uno dei principali problemi che attanaglia il nostro sistema idrico è la presenza di un elevato numero di operatori che gestiscono la distribuzione dell’acqua – afferma il Presidente Sima, Alessandro Miani – Se ne contano in Italia oltre 700, una eccessiva frammentazione che appesantisce il processo burocratico complessivo e porta ad allontanare investimenti privati, oggi più che mai necessari per modernizzare la rete. Il problema della siccità, inoltre, si ripresenterà con maggiore frequenza negli anni a venire: per questo serve ripensare i metodi di coltivazione anche utilizzando le moderne tecnologie (sonde, sensori, mini-stazioni meteo, irrigazione sottofoglia) in grado di abbattere i consumi idrici fino al -30%”.
“Come Sima siamo favorevoli alla nomina di un commissario straordinario che abbia poteri in grado di superare la burocrazia e realizzare progetti di lunga durata, partendo dall’ammodernamento delle condutture, che in Italia per 500mila chilometri contengono ancora amianto, e da un piano di invasi che sullo stile leonardiano garantisca disponibilità idrica nei mesi più caldi e a rischio siccità”, conclude Miani.