In uno studio pubblicato su Scientific Reports è stato presentato un nuovo strumento che può essere utilizzato per prevedere la prevalenza di individui all’interno di un paese che potrebbero avere un accesso insufficiente al cibo, fino a 30 giorni nel futuro, noto come insicurezza alimentare. Gli autori sostengono che lo strumento potrebbe aiutare i responsabili delle decisioni nei Paesi a rischio, contribuendo a facilitare risposte più tempestive. I ricercatori hanno sviluppato lo strumento utilizzando i dati sul consumo alimentare di Burkina Faso, Camerun, Mali, Nigeria, Siria e Yemen. Tutti Paesi che hanno recentemente sperimentato un’acuta insicurezza alimentare, tra il 2018 e il 2022.
E’ stato inoltre arricchito lo strumento con dati sulle vittime dei conflitti, sui prezzi dei prodotti alimentari, sugli eventi meteorologici estremi e sul Ramadan. Hanno quindi utilizzato il loro strumento per stimare la prevalenza di famiglie a rischio di accesso insufficiente al cibo tra ottobre 2021 e febbraio 2022.
Insicurezza alimentare: le zone più colpite
E’ stato possibile riscontrare che il loro strumento è stato in grado di prevedere la prevalenza dell’insicurezza alimentare nello Yemen e in Siria con un’accuratezza del 99% a un giorno dal futuro e con un’accuratezza del 72% e del 47%, rispettivamente, a 30 giorni dal futuro. Tuttavia, hanno riscontrato che per gli altri quattro Paesi, che avevano meno dati disponibili sul consumo alimentare rispetto a Siria e Yemen, le previsioni dello strumento non erano altrettanto accurate.
Ciò evidenzia che le previsioni dello strumento sono più accurate quando si utilizzano dati sul consumo alimentare raccolti a intervalli regolari su lunghi periodi di tempo e su un’ampia gamma di aree geografiche.
Questo strumento potrebbe integrare le tecniche esistenti per modellare l’insicurezza alimentare, fornendo previsioni rapidamente disponibili utilizzando dati in tempo reale. Le previsioni dello strumento potrebbero essere ulteriormente migliorate incorporando i dati dei telefoni cellulari o l’estrazione automatica di notizie dal testo, conclude infine lo studio.