Altro che ferocissimi denti perennemente esposti in bella vista: i dinosauri predatori come i T-rex avevano la dentatura ben nascosta da sottili labbra squamose, proprio come le lucertole. A suggerire questo inatteso cambio di look, che ribalta l’immagine proposta per decenni da film e illustrazioni, è uno studio comparativo pubblicato su Science da un gruppo internazionale di esperti guidato dal paleobiologo Thomas Cullen della Auburn University negli Stati Uniti. I ricercatori hanno esaminato la struttura dei denti, la loro usura e la morfologia della mascella in gruppi di rettili con e senza labbra e hanno scoperto che l’anatomia e la funzionalità della bocca dei dinosauri teropodi sono più simili a quelle delle lucertole che a quelle dei coccodrilli.
Hanno infatti osservato che l’usura dei denti nei rettili senza labbra è molto diversa da quella dei dinosauri carnivori e che i denti dei dinosauri non erano più grandi, in proporzione al cranio, rispetto a quelli delle lucertole moderne, e dunque potevano essere ricoperti dalle labbra. Inoltre, nei dinosauri, la distribuzione dei piccoli fori dove passavano nervi e vasi sanguigni diretti alle gengive e ai tessuti della bocca era più simile a quella delle lucertole che a quella dei coccodrilli.
La bocca dei T-rex
Infine, il modello che riproduce la chiusura della bocca nei teropodi senza labbra mostra che per sigillare la bocca si sarebbe quasi dovuta disarticolare la mascella. “I paleoartisti hanno vacillato sulla questione delle labbra fin da quando abbiamo cominciato a ricostruire i dinosauri nel XIX secolo, ma i dinosauri senza labbra – spiega Mark Witton dell’Università di Portsmouth, tra gli autori dello studio.
“Hanno preso il sopravvento negli anni Ottanta e Novanta. Si sono così profondamente radicati nella cultura popolare, attraverso film e documentari come Jurassic Park e i suoi sequel. Curiosamente, non c’è mai stato uno studio dedicato o una scoperta che abbia istigato questo cambiamento, che probabilmente rifletteva la preferenza per una nuova estetica dall’aspetto feroce piuttosto che un cambiamento nel pensiero scientifico”.