A volte la vita fa strani giri per regalarci dei ritorni mai per caso. Durante la Prima guerra mondiale, ci furono tantissime morti e le nascite avvennero in condizioni di miseria e ristrettezza. Tra le nascite, due avvennero il 17 giugno del 1916. Due giorni dopo, Domenico Weiss, uno sfollato trentino, dava il nome di Mandurino a suo figlio, in onore della città pugliese che aveva accolto lui e la moglie.
Questi due bambini qualsiasi sono uno dei simboli di un particolare evento storico del periodo del primo conflitto mondiale. Era il 1916 e il primo nascituro era un profugo trentino, chiamato dai suoi genitori Mandurino Vittorio Emanuele Weiss. L’altro bambino era Trento Dinoi, figlio di due abitanti del posto che chiamarono il loro figlio come la città della stessa coppia di profughi, in senso di solidarietà e amicizia.
Un nome per una nuova vita e che vuole simboleggiare un ponte tra le persone in un’epoca difficile caratterizzata dalla guerra. Le due famiglie suggellarono la loro amicizia, con un altro gesto simbolico: i Dinoi battezzarono il piccolo Mandurino Weiss. Questa vicenda è stata raccontata da Francesco Altamura nel libro “Dalle Dolomiti alle Murge, profughi trentini della Grande Guerra”.
Si seppe molto poco di Trento Dinoi, a causa del fatto che Dinoi è uno dei cognomi più diffusi a Manduria. Si sa da poco tempo grazie a una ricerca effettuata da Manduria Oggi che Trento Giovanni, chiamato Nino (e soprannominato “Nasca”), era nato nel 1916 da Michele Dinoi, agiato oste, aveva il locale nella cantina della stessa palazzina dove era collocata la casa. In seguito l’osteria è diventata un negozio di liquori e caffè.
Il nipote Leonardo ha dichiarato che Michele Dinoi ha offerto ospitalità ai coniugi Weiss, per dare alla madre di Mandurino, la possibilità di vivere l’ultima parte della gravidanza in condizioni migliori rispetto al convento delle Servite, dove erano ricoverati gli affollati.
Trento divenne un fine intarsiatore e sposò Lucia Chimienti. Dal loro amore nacquero due figli: Michele e Leonardo, il primo vive in provincia di Milano, il secondo vive a Manduria. Trento giocò come portiere nella squadra messapica, e durante la seconda guerra mondiale. Chiamato alle armi, rientrò a Manduria, a causa della morte del figlio in età neonatale (anche il neonato morto in età infantile si chiamava Leonardo). Prestò servizio in aeroporto prima e dopo la seconda Guerra Mondiale. Morì nel 1985 sempre a Manduria.
Fu prigioniero delle truppe inglesi in Kenya e fu lì che incontrò Mandurino. Il figlio Leonardo ha saputo della prigionia del padre solo dopo l’uscita del libro sopra citato. Leonardo si ricorda però che nel 1960, dopo grandi ricerche Trento riuscì a rintracciare Mandurino e lo ritrovò in Kenya. Mandurino invitò Trento in Kenya per ricambiare quell’antico favore fatto ai genitori e gli promise di aiutarlo nella ricerca del lavoro. Trento rifiutò e trovò il lavoro a Milano.