Oggi il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ha presentato il progetto regionale “Veneto Stars“: si tratta di una challenge che nasce per coinvolgere i giovani innovatori europei in progetti da realizzare in collaborazione con stakeholder e partner pubblici e privati, utilizzando i dati e le tecnologie spaziali applicate all’ambito civile.
Durante una conferenza stampa sono state approfondite le principali iniziative in ambito di innovazione spaziale avviate dalla Regione del Veneto e dalle sue società partecipate. Grazie ai satelliti e altre tecnologie innovative è possibile limitare gli effetti della siccità, monitorare la crescita delle culture, raccogliere dati per imprese e infrastrutture e molto altro.
Presenti all’evento anche Giorgio Saccoccia, Presidente Agenzia Spaziale Italiana, Simonetta Cheli, Director of earth observation programmes ESA, Andrea Taramelli Coordinatore Copernicus Forum Italia.
La Regione Veneto “punta a diventare la prima in Italia nel settore spaziale” e nella space economy, un obiettivo che sebbene veda oggi il territorio veneto al terzo posto in Italia nell’aerospazio – si riflette in numeri attuali concreti come “un fatturato da 1,5 miliardi di euro l’anno, una rete di circa 52 aziende e 5.000 addetti nel settore“, ha dichiarato questa mattina Zaia. “Lo Spazio può sembrare un tema romantico ma noi atterriamo e diciamo che nel Veneto lo Spazio è reale ed ha una dimensione di fatturato da 1,5 miliardi di euro l’anno, siamo la terza regione in Italia ma puntiamo a diventare la prima“.
Dopo aver investito in infrastrutture ora serve sviluppare nuove idee, investire nella formazione delle nuove generazioni e rinnovare la pubblica amministrazione: sono queste le priorità per trasformare in vantaggi concreti gli oltre 4 miliardi di euro investiti in questi anni nell’osservazione della Terra dall’Italia: a sostenerlo è Andrea Taramelli, Coordinatore Copernicus Forum Italia, intervenuto in occasione del lancio di Veneto Stars. “In questi anni l’Italia ha fatto grandissimi investimenti nello Spazio, in particolare nei programmi di osservazione della Terra con circa 4,5 miliardi di euro complessivi,” ha ricordato Taramelli. “Ora serve sviluppare al meglio la capacità di trasformare tutto questo in servizi e vantaggi concreti“. “Prima i dati si dovevano andare a cercare, ora li abbiamo già a disposizione. La vera difficoltà è saper capire quali sono quelli più utili e come metterli insieme per rispondere alle mie necessità e estrarne valore concreto“. “Serve infatti una nuova generazione di persone che sappia poi poter usare questi servizi e trasformarli in valore per i cittadini,” ha concluso Taramelli.