Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, durante la sua crociera inaugurale, il transatlantico britannico Titanic urta un iceberg e affonda poco dopo. Delle 2300 persone a bordo si salvano solo in 706. Era partito da Southampton, diretto a New York, il 10 aprile del 1912. I passeggeri erano almeno 350 in prima classe, 305 in seconda, 800 in terza più l’equipaggio (ma le cifre variano in base delle fonti).
Tra i passeggeri più illustri il milionario statunitense John Jacob Astor IV, l’industriale Benjamin Guggenheim, Isidor Straus, proprietario dei magazzini Macy’s di New York, Alfred Vanderbilt, George D. Widener, Archie Butt, aiutante militare del presidente americano William Howard Taft, gli scrittori Jacques Futrelle e W. T. Stead, l’artista Francis Millet.
Il Titanic, considerato inaffondabile, era costato un milione e mezzo di sterline e assicurato presso i Lloyds di Londra per sole 730.000 sterline. Al comando c’era il capitano Edward John Smith, che aveva alle spalle 25 anni di esperienza alla White Star ed era alla sua ultima traversata atlantica prima del pensionamento.
Alle 23:40 del 14 aprile, a 400 miglia a sudest della costa di Cape Race (isola di Newfoundland, Canada), il supertransatlantico si scontra con un enorme iceberg: meno di 40 secondi dopo l’avvistamento avviene l’urto a prua, sulla fiancata destra della nave. Ben sei dei sedici compartimenti stagni restano danneggiati e l’acqua inizia ad allagare la nave “inaffondabile”.
Jack Phillips, marconista del Titanic, lancia il segnale di soccorso, poi l’S.O.S telegrafico, ricevuto alle 12.35 dal piroscafo Carpathia, che si trova a 58 miglia di distanza e decide di tentare il salvataggio.
Sono le 2, e il mare è gelido, quando il transatlantico si spezza in due tronconi “schiacciando” molti di coloro che pensavano di essere già in salvo sulle scialuppe, e solo venti minuti più tardi affonda negli abissi dell’Oceano.
Alle quattro del mattino il Carpathia arriva sul luogo del disastro e salva i pochissimi superstiti: i sopravvissuti a questa immane tragedia sono solo 706. La maggior parte dei passeggeri sono morti per annegamento e per assideramento a causa dell’acqua fredda.
Le vittime italiane accertate sono 34, per lo più camerieri residenti in Inghilterra. Alle 20:27 del 18 aprile il Carpathia arriva a New York, dove i superstiti vengono accolti da una folla di migliaia di persone.