Il 12 aprile 1961, a soli 27 anni, Yuri Alexeievich Gagarin cambiò il corso della storia: il giovane pilota dell’aviazione sovietica, figlio di un carpentiere, divenne il primo uomo ad andare nello Spazio. Il lancio della navetta Vostok, una sfera di 2 metri e mezzo di diametro, pesante 4,6 tonnellate e sistemata in cima a un missile balistico, avvenne in gran segreto alle 09:07 ora di Mosca. Si era nel pieno della Guerra fredda e l’Unione Sovietica di Nikita Kruscev non poteva permettersi un fallimento in diretta mondiale. L’astronave fece il suo dovere e la missione fu un vero successo.
“Vedo la Terra, è bellissima – urlò Gagarin alla radio – distinguo i continenti, le isole e i fiumi l’orizzonte è straordinario, circondato da un alone blu”. Il volo durò un’ora e 48 minuti, un’unica orbita intorno al pianeta a 27.400 km/h ad un’altezza di circa 302 Km. Dopo aver sorvolato Giappone, Sudamerica e Ocean Atlantico, sull’Africa la Vostok accese in automatico i retrorazzi per rallentare e, all’altezza della Turchia, iniziò la procedura di rientro. Fu solo a quel punto che qualcosa si inceppò: la navetta prese a ruotare su se stessa per la rottura di un cavo e solo quando questo cedette del tutto Gagarin riprese il controllo riuscendo a rientrare sano e salvo, lanciandosi come previsto con il paracadute a 7mila metri d’altezza.
Al suo rientro Yuri Gagarin divenne un vero e proprio eroe nazionale, e la sua fama si diffuse in tutto il mondo. Entrò nella storia, sebbene non tornò mai più in orbita. Morì giovanissimo, solo 7 anni dopo, a 34 anni, in un incidente di volo ai comandi del suo caccia.