Africa: con lo sviluppo dei satelliti si lancia verso lo spazio

Il continente africano vuole implementare la sua azienda spaziale, intensificando il lancio di satelliti. Si sta ragionando proprio di questo nell'ambito della seconda edizione dell'African Space Forum
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Il continente africano vuole implementare la sua azienda spaziale, intensificando il lancio di satelliti. Ad Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio, in questi giorni e fino a domani si sta ragionando proprio di questo nell’ambito della seconda edizione dell’African Space Forum, organizzato dall’Unione africana (Ua). Il forum riunisce quasi 300 tra decisori politici, ingegneri e aziende spaziali del continente. Il loro obiettivo: sviluppare la cooperazione Sud-Sud nella ricerca, nella formazione e nella condivisione delle informazioni. Il tutto con un fine preciso e pratico: l’accesso a questa industria aiuta a sviluppare l’economia locale, a combattere il cambiamento climatico e a migliorare le tecniche agricole.

Secondo l’Unione Africana, il continente ha una cinquantina di satelliti. Nel 2021, questo settore ha generato quasi 20 miliardi di dollari e molte aziende si stanno rivolgendo all’industria spaziale. Uno sviluppo rapido, che pero’ nasconde una lacuna ancora importante da colmare: quella della formazione. “Puoi raccogliere il grado di umidita’ in un campo di barbabietole, e se non puoi interpretare questi dati per dire c’e’ la siccita’, bisogna fare qualcosa, e’ inutile”, spiega Mohamed Belhocine, il Commissario dell’Ua per l’Istruzione, la Scienza, Tecnologia e Innovazione. “Stiamo mettendo in atto gli strumenti che consentano al continente di avere un minimo di autonomia e un minimo di coerenza nelle politiche africane”, aggiunge Belhocine. “Abbiamo l’Agenzia spaziale africana con sede al Cairo. Vogliamo che questa agenzia diventi il crogiolo attorno al quale si riuniranno tutte le agenzie spaziali nazionali”.

Puntare sulla formazione in Africa

Puntare sulla formazione permetterebbe di uscire da uno schema in cui tutto viene importato dall’estero. “L’idea innovativa e’ che dall’inizio alla fine della catena si possano mettere in campo tutte le competenze, tutte le risorse intellettuali africane, perche’ formiamo i giovani”, spiega Eric N’Guessan, segretario generale dell’Associazione africana per la tecnologia e l’innovazione. Il lavoro da fare, secondo gli esperti africani e’ sviluppare una formazione a tutto campo che vada dalla matematica all’elettronica, formare giovani nella programmazione in modo da poter padroneggiare l’intera catena per arrivare al satellite.

Secondo N’Guessan l’Africa e’ in grado di controllare “questa catena e la formazione ci permettera’ di padroneggiare tutte le tecnologie necessarie per arrivare in autonomia al lancio”. I satelliti, inoltre, sono diventati uno strumento fondamentale per monitorare la copertura forestale di ampie zone dell’Africa centrale. Il Gabon, infatti, nel febbraio del 2010, ha intrapreso proprio questa strada con un’idea in mente: controllare meglio i cambiamenti climatici e ottenere dati affidabili sulla copertura forestale per calcolare le emissioni di gas serra. Con la creazione della sua agenzia spaziale e l’acquisizione di un satellite, il Gabon ha potuto ampliare i campi di applicazione di questo strumento.

Settore spaziale

“Prima spendevamo molti milioni e molto personale per missioni sul campo che duravano sei mesi, sette mesi, con lo scopo di monitorare le foreste”, spiega Aboubakar Mambimba Ndjoungui, il vicedirettore dell’Agenzia Gabonese Istituto per gli studi e le osservazioni spaziali (Ageos). “Con il satellite, oggi, abbiamo poche persone a terra, andiamo solo dove mancano i dati. Abbiamo risparmiato tempo e denaro. Abbiamo un contributo molto importante per le questioni legate alle inondazioni: gli strumenti satellitari ci consentono di identificare le aree soggette a inondazioni ed evitare disastri naturali”.

Questo servizio ha ora un focus sub-regionale: il Gabon puo’ coprire 24 paesi e soddisfa le esigenze degli Stati che non dispongono ancora di satelliti. “Seguiamo l’evoluzione del lago Ciad”, spiega Aboubakar Mambimba Ndjoungui, “seguiamo anche il Golfo di Guinea, poiche’ c’e’ la pesca illegale, c’e’ la pirateria, c’e’ l’inquinamento da idrocarburi. Tutti questi aspetti sono gestiti a livello tecnico da Ageos, che fornisce informazioni precise a tutti gli attori che devono intervenire”. Attraverso questa conferenza, l’Unione africana incoraggia fortemente ogni Stato a sviluppare questo settore e a creare sinergie tra i paesi africani.

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