Un corallo killer sta ‘uccidendo’ le barriere dei Caraibi: “è un disastro ecologico”

L'invasione dell'Unomia stolonifera, un corallo molle della zona indopacifica, in Venezuela rappresenta "un caso senza precedenti al mondo"
MeteoWeb

Un “disastro ecologico” sta avvenendo ai Caraibi: l‘Unomia stolonifera, un corallo molle della zona indopacifica, si è insediato sulle coste del Venezuela e sta lentamente invadendo i Caraibi, soffocando barriere ed ecosistemi. Viste da vicino, le colonie di Unomia stolonifera sono quasi ipnotiche con la loro danza al ritmo delle correnti. Ma questo temibile invasore si aggrappa agli esseri viventi, alle rocce o al fondale marino e li fa sparire. È il biologo marino Juan Pedro Ruiz-Allais, direttore del progetto Unomia, che studia il fenomeno da oltre dieci anni, a definire la situazione un “disastro ecologico”.

Quando Ruiz-Allais ha scoperto l’Unomia stolonifera nel 2007, “era una specie sconosciuta nei Caraibi e persino nell’Atlantico. Nessuno sapeva cosa fosse”. L’identificazione definitiva è stata formalizzata solo nel 2021. Una teoria è che il corallo sia stato introdotto illegalmente dagli allevatori a scopo commerciale nel Parco nazionale di Mochima, un ecosistema marino di poco meno di 100.000 ettari nel Venezuela nordorientale. Per la loro bellezza, i coralli molli sono spesso utilizzati per decorare gli acquari. Un polipo dà origine a nuove colonie, che vengono vendute a un prezzo compreso tra 80 e 120 dollari.

Un problema sociale, economico e di sicurezza alimentare

Sebbene non sia pericoloso per l’uomo, questo corallo molle dalle tonalità ocra e rosa uccide. “Quando la barriera corallina muore, ricoperta di Unomia stolonifera, la catena alimentare viene interrotta” e “le popolazioni ittiche diminuiscono drasticamente”, afferma Ruiz-Allais, la cui organizzazione lavora con finanziamenti privati. “Si tratta di un problema sociale, economico e di sicurezza alimentare, poiché i mezzi di sussistenza dei pescatori sono compromessi”, ha dichiarato.

La diffusione dell’Unomia stolonifera

Secondo le stime più ottimistiche, il corallo copre oggi l’equivalente di 300 stadi di calcio sulla costa centro-settentrionale di Anzoategui. Recentemente è stato localizzato a circa 450 chilometri da Mochima, a Valle Seco, una spiaggia vicino alla città di Choroni, nello stato di Aragua. E continua a diffondersi, comparendo nelle reti da pesca, sulle ancore o sugli scafi delle navi in altri stati costieri.

È un grande colonizzatore, soffoca letteralmente le barriere coralline e le fa scomparire“, afferma Gustavo Carrasquel, direttore della Ong Azul Ambientalistas (Ecologisti blu) di Valle Seco. Si tratta di “un caso senza precedenti al mondo“, perché sebbene esistano specie invasive in tutto il pianeta, “un’invasione non si è mai spinta così lontano”, afferma Mariano Oñoro, coordinatore del progetto Unomia. Le minacce si estendono oltre i confini del Venezuela. Ci sono segnalazioni non ufficiali di coralli vicino all’isola di Aruba o nelle acque colombiane (Venezuela occidentale) e brasiliane (Venezuela sudorientale). Ma non si tratta ancora di un’invasione così massiccia come quella vista nelle acque venezuelane, osserva Oñoro.

È difficile limitare la diffusione del corallo. I pescatori e gli operatori turistici, preoccupati dall’espansione, hanno cercato di estrarlo a mano. Ma il risultato è controproducente: piccoli frammenti si staccano e si diffondono, dando vita a nuove colonie. Il progetto Unomia sta aspettando l’autorizzazione del governo venezuelano per mettere in funzione una macchina, progettata dai suoi ingegneri, che stacca il corallo e lo polverizza senza intaccare altre specie. Per il momento, se non si può sradicare il corallo, “quello che si può fare è ripulire alcune aree e controllarle” per evitare che ricompaia, spiega Oñoro. “È un problema di Stato. Ed è un problema che si ripercuoterà sul resto dei Caraibi”, ha avvertito Ruiz-Allais.

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