“Sull’estrazione di terre rare l’Italia si sta muovendo in anticipo. L’Europa ha capito che sul fronte della transizione green bisogna darsi obiettivi sfidanti e quello delle materie prime è un settore strategico, non solo dal punto di vista industriale, ma è in gioco la nostra libertà e sovranità“: è quanto ha dichiarato, in un’intervista a Repubblica, il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, secondo il quale “serve un’operazione di onestà: la transizione ecologica non è pranzo di gala ma una nuova rivoluzione industriale, per arrivare pronti al 2030 ci dobbiamo porre obiettivi sfidanti“.
“Abbiamo appena capito quanto è stato pericoloso affidarci alle fonti fossili russe, non possiamo fare lo stesso con la Cina sulle terre rare e i minerali preziosi. In questi anni Pechino ha seguito una politica espansionistica con acquisizioni di giacimenti, specie in Africa e concentrando poi la lavorazione in patria“. Adesso, ha proseguito il Ministro, “il lavoro che stiamo terminando con il ministro Pichetto è proprio di aggiornare entro i prossimi 3-4 mesi una mappa che è ferma da oltre 30 anni. È stato aperto un tavolo sulle materie prime critiche e dalle prime stime in Italia ci sono 15 dei 34 elementi. Ma il potenziale è ancora più alto” e per iniziare “parleremo con tutti: Regioni, comunità locali, imprese e sindacati, con l’entrata in vigore del regolamento Ue ci saranno anche delle riforme legislative necessarie. Non verranno messi a repentaglio i nostri standard di tutela ambientale e sociale“.
“Già altri paesi d’Europa stanno sperimentando proteste e opposizioni. Ma qui si inserisce l’operazione di onestà: finora abbiamo lasciato che le terre rare arrivassero da Paesi dove i controlli ambientali e sulla qualità del lavoro erano minimi. Per convenienza economica e per difendere i nostri standard di vita abbiamo delegato il problema altrove. La riduzione delle emissioni, il passaggio a tecnologie più sostenibili non può avvenire senza queste materie prime e l’Europa ci chiede di accorciare le filiere sia sulle forniture che nella lavorazione. È una scelta ecologica, industriale, di sovranità,” ha concluso il Ministro.