Affondato nel 1628, durante il suo viaggio inaugurale, il vascello da guerra svedese Vasa (o Wasa) potrebbe essere stato una delle prime imbarcazioni a contare almeno un membro femminile nel proprio equipaggio. A questa conclusione giunge uno studio, condotto dagli scienziati del Museo Vasa di Stoccolma, del Dipartimento di Immunologia, Genetica e Patologia presso l’Universita’ di Uppsala, in Svezia, e dell’Armed Forces Medical Examiner System’s Armed Forces DNA Identification Laboratory (AFMES-AFDIL) nel Delaware, in USA.
Il team, guidato da Marie Allen, ha dimostrato che il reperto chiamato ‘scheletro G’ non apparteneva a un individuo di sesso maschile, come era stato precedentemente ipotizzato, bensi’ a una donna. Quando la nave venne recuperata dai flutti nel 1961, gli archeologi hanno avuto modo di studiare numerose ossa dell’equipaggio, composto probabilmente da una trentina di persone.
L’analisi del DNA
“L’analisi osteologica – afferma Fred Hocker, del Museo Vasa – ha permesso di stimare l’eta’, l’altezza e la storia clinica delle persone decedute durante l’affondamento della nave. La forma del bacino di questo particolare reperto, chiamato ‘scheletro G’, aveva sollevato sospetti sul genere del defunto, ma l’analisi del DNA rappresenta lo strumento piu’ efficace per questo tipo di indagini”.
“Estrarre il materiale genetico da un osso che e’ rimasto sul fondo del mare per oltre tre secoli non e’ un compito semplice – osserva Allen – ma volevamo provare a risolvere il mistero dello scheletro di Vasa”. Il gruppo di ricerca ha stabilito un nuovo metodo di test per l’analisi di diverse varianti genetiche, prelevando campioni dalle ossa e analizzando i tessuti. I risultati hanno confermato che le ossa appartenevano effettivamente a una donna. “Questi risultati – sostiene Allen – potrebbero essere utili anche per le indagini forensi, perche’ si basano sull’utilizzo di uno strumento in grado di analizzare il DNA con un livello di accuratezza piu’ profondo”.
Donne a bordo della Wasa
“Alcune fonti riportavano la presenza di donne a bordo della Wasa – commenta Anna Maria Forssberg, storica e ricercatrice del museo svedese – e’ probabile che si tratti delle mogli dei marinai. Spesso queste figure non vengono citate, ma in realta’ svolgevano un ruolo importante a bordo dei vascelli”. Gli studiosi stanno continuando ad analizzare i campioni estratti dalle ossa nella speranza di raccogliere nuove informazioni sull’equipaggio della Vasa. Tra i dati attesi, l’eta’ dei caduti, il colore degli occhi e dei capelli e, auspicabilmente, la loro storia genetica e familiare.
“Oggi possiamo guardare in modo piu’ completo al DNA antico – conclude Allen – stiamo studiando questi reperti da diverse prospettive e speriamo di riuscire a ricostruire parte della loro storia. I risultati finali saranno presentati in una mostra esposta al museo e in un testo che raccontera’ le vicende di queste persone”.