Gli “alieni” sull’Aspromonte: spettacolo stasera sullo Stretto di Messina, di cosa si tratta | FOTO

Splendide nubi lenticolari si sono formate sull’Aspromonte e sono ben visibili dalla zona dello Stretto di Messina: ecco in cosa consiste il fenomeno
  • nubi lenticolari reggio calabria 3
    Foto di Peppe Caridi © MeteoWeb
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Gli “alieni” arrivano nello Stretto di Messina. Suggestivo spettacolo nella serata di oggi tra Calabria e Sicilia offerto da splendide nubi lenticolari sull’Aspromonte, ben visibili dalla zona dello Stretto di Messina e fin sulla costa ionica. Il fenomeno è visibile in modo più marginale anche da Reggio città, verso est, ma soprattutto da Messina. Le nubi lenticolari sono formate da turbolenze e forti venti ad alta quota. Sono il frutto della transizione dal forte maltempo dei giorni scorsi: l’Aspromonte, a ridosso sul mare, fa da sbarramento e determina la formazione di queste nubi che sono tipiche dei vulcani. Sono, infatti, più frequenti sull’Etna e più rare sull’Aspromonte, soprattutto di questa portata e dimensioni.

Cosa sono le nubi lenticolari

Le nubi lenticolari nell’area mediterranea sono un fenomeno molto comune, specie in presenza di intensi flussi occidentali o sud-occidentali in quota, in prossimità di grandi rilievi o massicci montuosi estesi e molto elevati, come l’Etna o anche l’Aspromonte. Non di rado, proprio sopra la cima dell’Etna, si possono scorgere queste meravigliose formazioni nuvolose che si dispongono su più livelli, una sull’altra. Le nubi lenticolari di questo genere spesso prendono il loro nome dalla forma che assumono, spesso simile a una lente. Di solito questo genere di nubi, dalla forma ellittica o di lente, si sviluppa quando forti e turbolenti venti in quota, che spirano nella media atmosfera (a partire dai 2000-3000 metri), impattano le pareti di una catena montuosa o di un grosso rilievo, generando delle forti turbolenze, o meglio “ondulazioni” (variazioni della componente verticale del flusso eolico), che si propagano alla massa d’aria sovrastante la cima.

L’intenso flusso eolico che scorre in quota, una volta incontrata una importante barriera orografica nella sua traiettoria (tipo l‘Appennino o un massiccio montuoso alto più di 2000 metri), è costretto a superare un simile ostacolo originando delle onde d’aria (le turbolenze), simili a quelle marine, con tanto di creste e conche. Queste ondulazioni vengono chiamate anche con il termine di “onde orografiche” (mountain waves) visto che sono causate proprio dall’impatto con il rilievo. In genere la massa d’aria stabile trasportata su un rilievo diventa molto più densa raffreddandosi e sotto l’influenza della gravità tende a sprofondare sottovento alla barriera montuosa oscillando attorno al suo punto di equilibrio.

Le nubi prodotte dalle “onde orografiche” assumono questo tipo di forme lenticolari perché quando l’aria sale lungo la cresta tende a dilatarsi e a raffreddarsi, facendo condensare il vapore in minuscole goccioline d’acqua, che danno vita alla nube. Quando l’aria scende e si scalda l’acqua evapora e la nube tende poi lentamente a dissolversi. Ciò spiega perché nella conca dell’”onda orografica” si formano gruppi di nubi lenticolari, distribuiti su più livelli, che appaiono come grandi lenti o alle volte prendono le sembianze di dischi volanti sospesi sopra i rilievi. Questo tipo di nubi possono contenere anche dei cristalli di ghiaccio che si formano in continuazione durante il raffreddamento adiabatico dell’aria che sale verso la cresta dell’“onda orografica“, per poi dissolversi altrettanto rapidamente durante la successiva discesa.

Gli altocumuli lenticolari prodotti dalle “onde orografiche” sono molto comuni sulla dorsale appenninica quando scorrono forti flussi sud-occidentali, sulle Alpi in presenza di un intenso “getto” in quota da nord-ovest o da Nord, e sui rilievi interni della Sardegna e della Sicilia quando si attivano impetuose correnti occidentali o nord-occidentali nella libera atmosfera (850 hpa). Sull’Etna, come sulle vette più alte delle Madonie, Nebrodi e Aspromonte, si generano solitamente quando si verificano intensi scorrimenti umidi dai quadranti occidentali, spesso corrispondenti in quota con il passaggio di un ramo secondario del “getto polare”.

La loro formazione indica che in quel punto si è originata l’”onda orografica” con le annesse turbolenze atmosferiche. Il fenomeno delle “onde orografiche”, seppur molto affascinante, può risultare molto pericoloso per la navigazione aerea, soprattutto per i velivoli piccoli, come gli ultra leggeri o i Piper, che risultano fortemente esposti a queste turbolenze. Durante il tramonto o l’alba le nubi lenticolari generate dalle “onde orografiche” possono produrre degli effetti veramente spettacolari quando i raggi solari, colorati di rosso, illuminano i vari elementi che le compongono.

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