L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) torna a esortare la Cina a pubblicare tutti i dati relativi ai campioni del virus SarsCoV2 in suo possesso. Lo fa con un editoriale pubblicato su Science dalla responsabile tecnica dell’Oms per la risposta a Covid-19, l’epidemiologa Maria Van Kerkhove. In merito ai dati dei campioni prelevati al mercato di Wuhan all’inizio del 2020 e pubblicati dai ricercatori cinesi solo ieri su Nature, Maria Van Kerkhove afferma che “dovevano essere condivisi immediatamente, non tre anni dopo” e giudica la loro mancata divulgazione “semplicemente imperdonabile”.
Per questo l’Oms continua a chiedere alla Cina e a tutti i Paesi di condividere ogni informazione disponibile sull’origine del virus SarsCoV2. “La Cina ha capacità tecniche avanzate – scrive Van Kerkhove – e quindi credo che esistano più dati che devono ancora essere condivisi, sul commercio di animali selvatici e d’allevamento, sui test condotti su esseri umani e animali a Wuhan e in tutta la Cina, sulle attività dei laboratori di Wuhan che lavorano sui coronavirus, sui primi potenziali casi e altro ancora”.
Inizio della pandemia
Secondo l’esperta dell’Oms, il mondo deve allontanarsi dalla politica della colpa e sfruttare ogni approccio, diplomatico e scientifico, per collaborare e trovare soluzioni fondate su prove scientifiche per contrastare future pandemie.
Perplessità in merito allo studio cinese sul mercato di Wuhan sono espresse anche da vari esperti interpellati dal sito di Nature. I suoi dati lasciano ancora molte domande aperte, sebbene costituiscano “il set di dati più importante che abbiamo avuto dall’inizio della pandemia”, come riconosce Florence Débarre, biologa evoluzionista presso il Centro nazionale francese per la ricerca scientifica di Parigi.
Qualità delle analisi
Secondo Alice Hughes, biologa della conservazione presso l’Università di Hong Kong, ci sarebbero addirittura dubbi sulla qualità delle analisi. Sottolinea infatti che lo studio annovera perfino i panda tra gli animali di cui sarebbero state trovate tracce genetiche nei tamponi fatti al mercato di Wuhan. Considerando che la presenza di resti di questi animali è altamente improbabile (visto che la loro uccisione è punita con la pena capitale in Cina), è plausibile che ci siano state delle contaminazioni nelle analisi o errori nell’elaborazione dei dati.
Il virologo evoluzionista Jesse Bloom del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle aggiunge inoltre che i dati non sono ancora sufficienti per ricostruire l’origine della pandemia. Sono stati raccolti all’indomani della chiusura del mercato di Wuhan, tra gennaio e marzo 2020, e dunque non forniscono informazioni su quanto accaduto nei mesi precedenti, prima dell’esplosione del contagio